Erika Pontini
Cronaca

Prima campanella tra precari e didattica. La stessa musica stonata

E’ cominciato un nuovo anno scolastico. Ma i problemi sono sempre gli stessi

Prima campanella

Prima campanella

Firenze, 16 settembre 2024 – La campanella è suonata per 115mila giovani fiorentini, un contingente in calo di anno in anno. Ma questa è un’altra faccenda. Si riparte sì, ma con gli stessi problemi: la supplentite ormai endemica e i programmi che non sfondano quasi mai il muro della seconda guerra mondiale, alla quale si arriva spesso con l’acqua alla gola dell’esame di maturità.

Morale: sappiamo tutto dei dinosauri, poco della storia contemporanea. Quest’anno in Toscana - dati dei sindacati di categoria - ci sono mille precari in più. E poco importa che questo risultato imbarazzante venga condiviso con altre regioni italiane.

Le cattedre di ruolo assegnate sono appena 1727, mentre a disposizione ce ne sono 3549, e i contratti a tempo sono oltre 15mila, circa la metà per il sostegno. Tema quest’ultimo che dovrebbe essere delicatissimo in un mondo normale e invece diventa fanalino di coda in quello reale, anche per via della scarsa formazione degli insegnanti. A complicare il quadro, quest’anno, ci sono anche i bandi per le assunzioni con i fondi del Pnrr che andranno avanti fino a dicembre. I nostri figli, quindi, inizieranno l’anno a singhiozzo perché le ore ancora non sono coperte e cambieranno insegnante chissà quante volte: la didattica e il fondamentale rapporto docente-studente se ne andranno a farsi benedire sull’onda della discontinuità.

Ci sono poche cose che nella vita non cambiano mai: la scuola, purtroppo, è una di queste.

Di chi la colpa? Di miopia e burocrazia. C’è, nel nostro Paese, un sistema farraginoso, una macchina amministrativa che in questo - come in altri settori - sembra essere rimasta all’epoca dei Borboni. Come se bastasse un bollo per risolvere una pratica. Un metodo che, applicato al sistema scolastico, è in grado di provocare solamente danni. Il risultato del primo problema è sconfortante: trasforma in precario l’intero percorso scolastico. Un docente insoddisfatto, costretto a fare migliaia di chilometri per una cattedra a tempo (anche perché trovarsi casa a Firenze con appena 1400 euro al mese è impresa ardua) siamo proprio sicuri che sarà un faro nell’educazioni dei cittadini di domani? Senza scomodare il professor Keating dell’Attimo fuggente, e nemmeno la passione del prof Roberto Vecchioni (“avevo voglia di trasmettere il bello della vita”) questo sistema produrrà nella migliore delle ipotesi solo macchine per insegnare. La maggior parte dei docenti si barcamenerà alla meno peggio sul programma-standard con in tasca pochi soldi, pochi sogni e poca voglia di fare la differenza. Poi c’è il fattore programmi e non andiamo certo meglio. L’inadeguatezza della scuola si vede innanzitutto sull’insegnamento della storia. Sentendo i diplomati a macchia di leopardo emerge che i fortunatissimi hanno affrontato in classe addirittura ‘Mani pulite’, gli altri la seconda guerra mondiale, qualcuno ci è arrivato gli ultimi giorni con appena un’infarinatura, almeno per mettere a posto la pratica. Allora viene da chiedersi: importantissimo studiare l’800, e nessuno nega sia fondamentale conoscere i moti rivoluzionari, ma l’Italia di oggi è frutto del ‘900, della seconda guerra mondiale, del Fascismo, della Cortina di Ferro, del mondo diviso in due blocchi. Non è politica, è storia. E fino a quando noi per primi, e le nuove generazioni, non avremo fatto i conti con il nostro passato, sarà impossibile decifrare il presente e guardare al futuro. Un esempio su tutti? Le botte davanti ai licei fiorentini l’anno scorso sono spesso figlie dell’ignoranza e dell’emulazione (se le danno anche in Parlamento).

La campanella è suonata, ma è sempre la solita musica stonata.