PrimAnteprima, le nuove annate. Vino d’eccellenza in chiaroscuro

Sono 58 Indicazioni geografiche riconosciute di cui 52 Dop e 6 Igt. Quanto incide il cambiamento climatico

Mantiene il podio, il Vigneto Toscana. Anzi, sfiora il secondo posto: nella classifica del fatturato export c’è davanti appena di una incollatura il Piemonte preceduto dal Veneto, corazzata legata però quasi a un solo prodotto. Ma nell’incidenza a valore, il rapporto valore-quantità, la Toscana si rifà e doppia addirittura la media nazionale, spiega Francesco Mazzei, presidente di Avito, associazione tra i consorzi dei vini toscani.

Sui quali, ammette, "non si può negare qualche nube, tra gli effetti del cambiamento climatico, che la viticoltura contrasta con reazioni naturalmente lente".

Senza contare, aggiunge Stefania Saccardi vicegovernatrice e assessora regionale al mondo agricolo, "disastri meteo come le piogge della primavera 2023 e gli attacchi di malattie, prima tra tutte la peronospora", costati un calo medio di produzione poco oltre il 20%, a un totale stimato di quasi 20 milioni di ettolitri. Fotografia in chiaroscuro ma con ottimi segnali di stabilità, con la forza di ottimi numeri di partenza e con interessanti prospettive. Si presenta così il Vigneto Toscana alla ormai tradizionale Settimana delle Anteprime, al via domani alla Camera di Commercio di Firenze con la giornata di PrimAnteprima (workshop sulle sfide dei nuovi scenari, le sfide del clima e gli spazi per i grandi rossi sui grandi mercati), pur orfana di tre territori di indubbio rilievo: Bolgheri, che celebra sulla costa il suo Bolgheri DiVino; Montalcino "che per esigenze proprie – dice Saccardi – ha scelto di celebrare l’anteprima a novembre"; San Gimignano con la Vernaccia che "ha optato per una promozione più complessiva dei prodotti del territorio".

Il quadro complessivo, tuttavia, è incoraggiante, almeno nei numeri. Un Vigneto che sfiora i 61mila ettari su cui insistono 58 indicazioni geografiche di cui 52 Dop (11 Docg e 41 Doc) e 6 Igt, in tutto il 95,7% del totale contro una media nazionale del 65%; il 55% dell’intero parco vigne che ha meno di vent’anni, perché sono 36mila gli ettari reimpiantati grazie alle misure europee Ocm, cioè il 60% contro il 50% dell’intera Italia, e per il 38% si parla di vigne bio (la media nazionale è ferma al 20). Questo, ricorda il direttore dalla Camera di Commercio di Firenze Giuseppe Salvini, è "il lavoro di 12mila aziende che produce un fatturato di 1,2 miliardi nell’export".

Questo è il mondo toscano del vino che si presenta, annuncia Massimo Manetti presidente di Promofirenze, ente camerale a cui fa capo la logistica dell’intera Settimana, a 120 giornalisti dei quali 60 da tutto il mondo, accreditati anche per il Buywine quest’anno in agenda a metà aprile. Il programma, dopo l’apertura di domani, prosegue con Chianti Classico Collection, il 15 e il 16 alla Stazione Leopolda – 211 aziende con 773 etichette di cui 151 Gran Selezione e il secondo giorno aperto al pubblico con possibilità anche di acquisto – per spostarsi il 17 a Montepulciano con il Nobile e il Rosso. Il 18 di nuovo a Firenze con Chianti Lovers & Rosso Morellino e l’attesa di un vero bagno di folla alla Fortezza da Basso. Infine il 19 chiusura con il fenomeno emergente, l’Altra Toscana: vale il 40% del totale, è la mappa composita dei vitigni autoctoni, con 359 vini a catalogo in 5 percorsi.

Ci sono terre emergenti e grandi ritorni come il Valdarno di Sopra (già Cosimo III nel 17165 l’aveva eletto a denominazione ante litteram) e il suo nuovo disciplinare puntato sui cru di vigna. Sfide, ma senza allarmismi, chiede Mazzei, con un avvertimento: "finita l’era del consumo quotidiano, so dovrà produrre meno e meglio". E dare ascolto alla ricerca e alla scienza per le sfide del clima, chiosa Saccardi. Il Vigneto Toscana è pronto.

Paolo Pellegrini