PIETRO MECAROZZI
Cronaca

La tragedia del principe: morì in un incidente, nessun risarcimento per la famiglia Corsini

Filippo, rampollo della nobile famiglia, fu investito da un camion a Londra nel 2016. La giustizia britannica ha portato a un nulla di fatto e pochi giorni fa il tribunale di Firenze ha respinto la richiesta dei genitori

Il principe Filippo Corsini morì a Londra, investito da un camion mentre era in bicicletta

Il principe Filippo Corsini morì a Londra, investito da un camion mentre era in bicicletta

Firenze, 24 settembre 2024 – Non c’è giustizia per Filippo Corsini, il rampollo dei principi Corsini di San Casciano morto in un incidente stradale nel 2016 a Londra. Non c’è giustizia per i genitori, Duccio e Clotilde, e per le due sorelle.

Perché a otto anni dalla tragica scomparsa del giovane, travolto a un semaforo nella zona di Hyde Park mentre viaggiava in bicicletta verso l’università, la seconda sezione civile del tribunale di Firenze ha rigettato la richiesta di risarcimento della famiglia fiorentina, dando vita a un caso di diritto internazionale, sul quale la giustizia italiana, precedenti alla mano, si è spesso pronunciata con sentenze in forte contrasto tra loro.

Il ragazzo, che viveva con la famiglia a San Casciano Val di Pesa, si trovava a Londra per un periodo di studi alla Regent’s University of London. A Firenze si era diplomato all’Istituto del Sacro Cuore di viale Michelangiolo, poi era partito per l’Argentina, quindi per Oxford in Inghilterra, prima di iniziare a studiare nella capitale britannica.

L’incidente è accaduto vicino alla fermata della metropolitana di Knightsbridge, il 31 ottobre del 2016. L’impatto con l’autoarticolato non lasciò scampo a Filippo, e anche se i soccorsi furono immediati, i tentativi di rianimazione risultarono vani.

Le responsabilità dell’evento, si legge nella sentenza, non sono mai state in dubbio (anche grazie ai video di una videocamera in dotazione al mezzo pesante). Il giovane era fermo al semaforo, davanti a quello che viene definito un “trattore stradale” con rimorchio, che una volta scattato il verde ha accelerato e lo ha travolto, uccidendolo sul colpo.

Nel “Regno Unito, dopo una fase di indagini preliminari, la vicenda si è chiusa con un nulla di fatto, sia sul lato penale, sia su quello civile. Mentre in Italia, i giudici fiorentini, pochi gioni fa, hanno dato la loro interpretazione del caso, facendo fede però al Fatal accidentas acts, la legge che regola gli incidenti mortali in Inghilterra.

Diametralmente opposta alla normativa italiana, che prevede delle tabelle con le quali viene ’calcolato’ il risarcimento per i parenti delle vittime sulla base di specifici parametri, la legge inglese garantisce un risarcimento solo ai coniugi o al partner civile, al convivente con determinati requisiti, e ai genitori unicamente nel caso di decesso dio un figlio minore non coniugato. Né i genitori, né le sorelle di Filippo, si legge, “rientrano quindi nel novero dei soggetti legittimati ad agire in giudizio”. Una decisione difficile da accettare, ma che comunque è da considerare corretta secondo il diritto nazionale inglese.

E secondo i giudici di Firenze, non costituisce nemmeno “una violazione dell’ordine pubblico internazionale”, una sorta di argine alla penetrazione del diritto straniero, nonché un sistema di norme sovranazionali che permette, in altre parole, alla magistratura italiana di fa valere il diritto nazionale in casi come questi.

La ’minaccia’ per il nostro ordimento, tuttavia, non è stata ravvisata, anche in considerazione di due sentenze della Cassazione datate 2018 che a grandi linee spiegano che a intervenire è la legge del luogo dove è avvenuto l’illecito. In questo caso, la la legge inglese.

Dall’altra parte, però ci sono altrettante sentenze della Suprema Corte che sottolineano quanto richiesto anche dai legali della famiglia Corsini: “Il danno non patrimoniale è stato sofferto dalla famiglia che vive in Italia, per cui si tratta di un danno verificatosi in Italia”. E la vicenda, perciò, dovrebbe essere disciplinata dalla legge italiana. Al dolore di una delle famiglie più conosciute e in vista di Firenze, adesso si aggiunge anche un senso di ingiustizia, che né Londra e né Firenze, a meno di appelli e ribaltamenti di sentenze, ha saputo cancellare.