Processo a Ultima Generazione. Tutti assolti per il blitz agli Uffizi. E gli attivisti imbrattano il tribunale

Per le mani incollate sulla Primavera di Botticelli tre militanti sono stati prosciolti all’udienza filtro. Un sit-in fuori da Palazzo di giustizia: applausi dopo la sentenza. E qualcuno sporca di nero la guardiola.

Processo a Ultima Generazione. Tutti assolti per il blitz agli Uffizi. E gli attivisti imbrattano il tribunale

Processo a Ultima Generazione. Tutti assolti per il blitz agli Uffizi. E gli attivisti imbrattano il tribunale

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Non fu una manifestazione senza preavviso, perché non si tenne non in un luogo pubblico ma in un luogo aperto al pubblico, cioè un museo. Non fu interruzione di pubblico di servizio, perché i tre attivisti di Ultima Generazione affinché la loro protesta agli Uffizi avesse effetto volevano che la sala riservata alla Primavera del Botticelli, al cui vetro di protezione incollarono le proprie mani, restasse aperta a tutti. E uno di loro, Simone Ficicchia, non commise neanche resistenza a pubblico ufficiale: lo “sbracciare“ del militante mentre veniva allontanato dai carabinieri, "non è di per sé sufficente per integrare il reato".

Il verdetto di assoluzione, perché il fatto non sussiste, emesso ieri mattina dal tribunale di Firenze è una vittoria su tutti i fronti per Ultima Generazione e le sue roboanti e discusse manifestazioni che prendono di mira arte e patrimonio. Tra questi, ricordiamo, anche l’imbrattamento della facciata di Palazzo Vecchio, gesto che però non è contestato ai tre imputati.

Simone, Beatrice, Laura, giovanissimi, hanno atteso sonnecchiando a il loro turno all’udienza predibattimentale davanti al giudice Franco Attinà. Simone, che nell’attesa ha letto un libro che parla di repressione, ha varcato la porta del palazzo di giustizia con le scarpe sporche di fango, "il fango che rappresenta il disastro vissuto a Campi Bisenzio, di Prato, dell’Emilia Romagna e delle Marche". L’udienza filtro - novità introdotta dalle riforme per quei reati dove non è più prevista la preliminare - è un passaggio in cui l’imputato può giocarsi molte chance per evitare il processo. I legali Francesca Trasatti del foro di Lucca e Luigi Dell’Aquila di Pisa, mettono tutto sul piatto. E il provvedimento che arriva a stretto giro, è in effetti un successo. Il tribunale, che motiva all’istante, distingue fra luogo pubblico e luogo aperto al pubblico citando Corte Costituzionale e Cassazione: gli Uffizi hanno un ingresso regolamentato e dunque non un luogo pubblico. Riguardo alla chiusura del museo, il giudice ravvisa che "risulta reciso il nesso di causalità" fra la protesta inscenata e la decisione dell’autorità museale di chiudere le sale. E per la resistenza, Attinà apostrofa i militari che "non si evince a che titolo stessero conducendo i tre soggetti in caserma, così limitando la loro libertà personale".

Abbracci tra gli imputati alla lettura del dispositivo, applausi all’uscita da parte dei membri del picchetto. "Siamo contenti di questa sentenza perché rende giustizia, perché quello che è stato fatto era una manifestazione di dissenso ma soprattutto di libera espressione del pensiero, dell’opinione all’interno di una dialettica che è la base delle democrazie moderne", si legge in un comunicato di Ultima Generazione. "Il messaggio del Tribunale è chiaro: Simone, Laura e Beatrice, incollandosi al quadro della Primavera di Botticelli, non hanno commesso un reato. Questo ci solleva, ma non ci consola: il Governo ancora non si impegna a mettere in sicurezza la popolazione dalla crisi climatica preparandosi ad affrontarla e ad aiutare economicamente le famiglie, le aziende e i territori colpiti in questi mesi in Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Con la disobbedienza civile siamo pronti a prenderci la responsabilità delle nostre azioni, chiediamo al Governo e al Parlamento di fare lo stesso". Disobbedienza che ha imbrattato anche la guardiola del tribunale.