
di Titti Giuliani Foti
"Mi diverto e mi pagano pure. Ma bisogna ricordarsi che il teatro non è la tv dove ogni settimana devi dire cose diverse perché il pubblico è lo stesso. In teatro ogni sera il pubblico cambia ed è il testo a rimanere lo stesso. Sennò pure Petrolini avrebbe dovuto smettere di fare Gastone". Esserci, essere sempre nella mente, sempre visibili, sempre a esporre tracce evidenti di una dedizione. Le parole di Gigi Proietti restano lezioni di vita più che di teatro. Con Firenze Proietti ha avuto un rapporto d’amore, reclutato dall’amico Vittorio Gassman che al Teatro della Pergola, con l’allora direttore Alfonso Spadoni, fondò la prima Bottega teatrale. Gassman lo scelse come docente per futuri attori. E lui prese l’idea per fondare la sua Bottega a Roma. "Ho un aneddoto su Proietti – racconta Giovanni Vernassa dal Teatro Verdi che con la sorella Barbara, entrambi manager teatrali, sono stati per lui un po’ parenti –. Ci fece il regalo di sostituire uno spettacolo saltato, arrivando il giorno prima. La sera venne con noi al Teatro Garibaldi di Figline a vedere lo show del comico Vito. In sala il pubblico lo riconobbe e tutti erano girati verso di lui, increduli di trovarselo lì. Anche Vito rimase scioccato: “Maestro è un onore averla al mio spettacolo“, riuscì a balbettare. Perchè Gigi Proietti era un uomo semplice, che amava il teatro che non snobbava la gente. Un signore che chiamava dopo lo spettacolo per andare a mangiare – dicono ancora Barbara e Giovanni Vernassa – che spiegava: io quasi vado in tournèe per andare a cena. Adoro le bistecche alla fiorentina col vino bianco gelido". Era attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico e insegnante e Gassman lo volle a Firenze, al suo fianco. Faceva parte di quella cerchia di artisti di formazione teatrale, che ha avuto un grande successo fin dagli inizi degli anni ’60.
A Firenze Gassman lo volle per insegnare ai “botteganti“ le sue doti di affabulatore e trasformista, perchè era considerato da sempre uno dei massimi esponenti del teatro. In Palazzo Vecchio, qualche anno fa, gli fu dato anche il Premio Scarnicci e Tarabusi. Sapeva guardare avanti Proietti: alla fine degli anni 80 già metteva in guardia sul sodalizio tra cinema e tv. Come se sentisse ciò che sarebbe accaduto. Addio Proietti, dal palcoscenico della vita all’eternità: a noi i tuoi occhi, please.
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