LISA CIARDI
Cronaca

Pronto soccorso sotto pressione: "Non è colpa dell’afa, ma del Covid"

Nessuna preoccupazione per i contagi dato che si tratta di casi molto lievi: il problema è logistico. Giannasi, area emergenze, avverte: "Per curare questi casi basta andare dal medico di famiglia". .

Pronto soccorso sotto pressione: "Non è colpa dell’afa, ma del Covid"

Pronto soccorso sotto pressione: "Non è colpa dell’afa, ma del Covid"

Pronto soccorso sotto assedio, ma più per il Covid che per il caldo. Stanno infatti aumentando il questi giorni i casi di positività riscontrati negli ospedali fiorentini, anche se, è bene precisarlo, si tratta di pazienti con sintomi molto lievi. Il problema è dunque soprattutto logistico e non c’è da preoccuparsi per i contagi. A fare il punto è il dottor Gianfranco Giannasi, direttore dell’area emergenze urgenze di tutta la Ausl Toscana Centro, oltre che del pronto soccorso di Torregalli. "Fra la fine di giugno e l’inizio di luglio – spiega – solo a Torregalli, abbiamo registrato una trentina di casi positivi. Si tratta, per la maggior parte, di pazienti arrivati qui per altre patologie e poi risultati positivi al tampone, che è tuttora obbligatorio per entrare in reparto. Dati analoghi ci risultano anche al pronto soccorso di Santa Maria Annunziata e a Prato. Ci sono poi alcuni casi di persone venute qui con sintomi minimi, come raffreddore e mal di testa. Di solito uomini e donne di mezza età che, dopo qualche giorno con queste problematiche arrivano da noi per cercare risposte, pur trattandosi di situazioni che potrebbero e dovrebbero essere affrontate andando dal medico di famiglia, senza affollare inutilmente i pronto soccorso".

Negli ospedali i ricoveri sono al momento minimi, nell’ordine di poche unità, ma creano comunque problemi logistici, dato che questi pazienti devono essere tenuti in isolamento. "La gestione ottimale sarebbe quasi sempre a casa – continua Giannasi – ma quando si tratta di persone sole e anziani, la cui badante magari si rifiuta di restare proprio a seguito della positività al Covid, può essere necessario il ricovero, che ci crea qualche difficoltà organizzativa". Anche perché, proprio in conseguenza dei contagi fra i pazienti, si è registrato anche un primo cluster fra i dipendenti dell’ospedale.

Ma cosa è cambiato rispetto al "vecchio" Covid? "Quello attuale, ovvero il Kp3 – continua Giannasi – ha sintomi lievi, ma una resistenza maggiore nei confronti dell’antivirale, che porta il paziente a negativizzarsi in 5/6 giorni. Sembra aumentata anche la contagiosità, mentre l’incubazione è di 48/72 ore. Non si può più parlare di un’ondata pandemica, ma di una presenza diffusa sul territorio, ormai radicata".

Gli ultimi dati diffusi dalla Regione (il 3 luglio) certificano che, nei sette giorni precedenti, a Firenze e provincia ci sono 100 positivi in più rispetto alla settimana prima e 245 in più in Toscana (a livello regionale il dato più alto dal 24 gennaio scorso). Se il Covid crea qualche grattacapo logistico, i pronto soccorso sembrano invece reggere meglio del solito all’ondata di caldo. Ovviamente l’afa incide su alcune patologie e problematiche (fra tutte le infezioni urinarie e i cali di pressione), ma rispetto al passato le persone sembrano essere più accorte.

"I messaggi base sono passati – conclude Giannasi – e molti anziani oggi stanno estremamente attenti a bere molto, seguire una dieta adatta, coprirsi la testa con dei cappelli e a non uscire nelle ore più calde. Anche le abitudini sono diverse rispetto a un tempo: molti hanno attrezzato le proprie case con i condizionatori e hanno imparato a ‘rifugiarsi’ in luoghi refrigerati per passare il tempo, evitando le passeggiate in giardini o sugli argini che un tempo erano spesso luoghi di colpi di calore. Al momento dunque non registriamo un aumento particolare di afflussi legati al caldo, ma continuiamo a raccomandare a tutti la massima attenzione".