Firenze, 11 agosto 2022 - Chirurgia e tecnologia, insieme possono fare miracoli. E restituire nuova vita e speranze. Qualche giorno fa all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze era arrivata una ragazzina di 14 anni con il gomito completamente frantumato da una bomba a Kiev all'inizio di questa primavera, in quella guerra che lei non aveva voluto, in cui si era ritrovata. Quella guerra che oltre agli anni più belli dell'adolescenza, voleva strapparle via anche il braccio. Rischiava di perdere per sempre le funzionalità del braccio e della mano.
Era stata ricoverata e trattata d'urgenza nell'ospedale della sua città, ma in Ucraina la situazione sociale e la tecnologia medica, non consentono un intervento come quello che poteva fare qui. Perciò, ad aprile è arrivata a al Meyer, portata dalla Cross di Pistoia in aereo, insieme alla mamma e al fratellino. Atterrata a Bologna la sera del 31 marzo, è stata trasferita subito al nosocomio pediatrico, mentre la sua famiglia è stata ospitata dalla rete di accoglienza del Meyer. "Era dai bombardamenti del Campo di Marte del 1943 che il Meyer non curava feriti di guerra", aveva dichiara Alberto Zanobini, direttore generale del Meyer all'arrivo della 14enne.
Prima la piccola ha lottato con una terribile infezione, per cui ha dovuto ricevere molte cure e numerosi interventi. Ma poi i chirurghi, guidati dal responsabile dell'ortopedia, dottor Giovanni Beltrami, hanno utilizzato una nuova tecnologia, un intervento delicatissimo, per riaccendere la speranza di recuperare quell'arto: utilizzando le più moderne tecniche stampa tridimensionale, hanno realizzato una protesi in titanio personalizzata, uguale a quell'omero distale che aveva perso per sempre. Poi la hanno impiantata nel braccio della giovane, che, facendo la riabilitazione necessaria, tornerà a recuperare le buona parte delle funzioni. Il team è stato tra i primi, a livello internazionale, a impiantare su bambini protesi realizzate su misura grazie alle tecnologia della stampa 3D.
"L'esplosione aveva pesantemente compromesso il tessuto osseo del gomito e i nervi che permettono il movimento delle mani - ha spiegato il dottor Beltrami - Non è stato possibile procedere subito con l'intervento chirurgico sul braccio perché i medici sono stati costretti a operare la paziente più volte per un'infezione profonda, e resistente a molti antibiotici, che si era creata all'interno del tessuto osseo. Alla fine, nel corso dell'ultimo intervento, è stato possibile inserirle un blocco spaziatore con delle perle locali, capaci di rilasciare l'antibiotico direttamente sull'infezione. Il trattamento multidisciplinare si è rivelato determinante per tenere sotto controllo l'infezione e procedere con l'intervento vero e proprio".
"La tomografia computerizzata preliminare ha permesso poi di fotografare l'anatomia del gomito sano, per poter ricostruire la parte distrutta in maniera anatomica attraverso l'uso della stampante 3d, capace di realizzare una protesi in titanio uguale all'omero lesionato - continua il primario - All'interno della protesi, inoltre, è stata realizzata una cavità, in cui sono state inserite altre perle con antibiotico che potranno combattere eventuali nuove infezioni. A intervenire sulla paziente è stato anche il team della chirurgia e microchirurgia ricostruttiva della mano di Careggi, che ha eseguito una revisione dei nervi coinvolti dall'esplosione, per restituire alla paziente una piena funzionalità motoria futura".