REDAZIONE FIRENZE

Fidi Toscana, la protesta dei dipendenti: "Diventiamo una società-spezzatino"

L'accusa verso la Regione Toscana per aver disatteso le promesse di dar vita a una società in house

Firenze, presidio lavoratori Fidi Toscana

Firenze, presidio lavoratori Fidi Toscana

Firenze, 5 aprile 2022 - Presidio in piazza Duomo a Firenze dei lavoratori di Fidi Toscana, in vertenza con la regione sulla privatizzazione della società. Sotto le finestre di palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza, dipendenti e sindacati tornano a puntare il dito contro Giani per aver disatteso la promessa assunta già ai tempi della campagna elettorale di dar vita a una società in house e invocano un segnale dell'assemblea toscana, chiamata a esprimersi oggi su una comunicazione specifica della giunta.

"Il tavolo è formalmente interrotto - spiega il segretario generale di Fisac Cgil Toscana, Daniele Quiriconi - vediamo cosa deciderà oggi il consiglio regionale, se è possibile riprendere l'interlocuzione in una logica di impedimento di questo disegno o di riduzione del danno. Vedremo che documento di indirizzo verrà votato e se il Consiglio metterà dei paletti a una decisione che continuiamo a ritenere sbagliata nella forma e nella sostanza. Questa scelta fa uno spezzatino della società finanziaria della Regione". 

Una parte del personale, in effetti, confluirebbe in una società interamente a controllo pubblico, l'altra resterebbe in Fidi "in attesa di un socio privato, che non necessariamente avrà la stessa sensibilità negli interventi di carattere sociale che Fidi ha svolto per decenni". Un esempio, fra tanti: "Durante la crisi del 2011- ricorda Quiriconi- Fidi anticipò a decine di migliaia di lavoratori la cassa integrazione straordinaria. Un soggetto privato si comporterebbe da operatore di mercato". 

Il sindacato e i lavoratori contestano anche l'opportunità di coinvolgere un advisor per stabilire la fattibilità della trasformazione di Fidi in una società in house, ovvero interamente pubblica: "Non ce n'era bisogno, si tratta di cifre già poste a bilancio- obietta il Quiriconi - la nostra impressione è che si faccia scudo di questo parere per coprire una scelta politica, magari non dichiarata, di togliere dal mercato dei Confidi un concorrente".

Non regge secondo Quiriconi neppure la tesi che la pandemia avrebbe scombussolato le carte in tavola, a causa dello slittamento verso Sace e il Mediocredito centrale del mercato delle garanzie creditizie: "Abbiamo sentito parlare della volontà di dare vita a una piccola Iri ad aprile 2021, durante una seduta del consiglio regionale, e a luglio 2021 nel corso di un evento pubblico - puntualizza il sindacalista - la pandemia ha stravolto tutti i paradigmi? Questo è vero solo in parte, perché luglio 2021 non era il 2019 pre-Covid. Evidentemente si è cambiato idea per motivi politici e non tecnici".