Firenze, 29 novembre 2022 - La Regione Toscana e le procure hanno firmato un nuovo protocollo sul Codice Rosa, rinnovando l'accordo del 2018. Lo scopo è quello di garantire in modo uniforme, su tutto il territorio regionale, il supporto migliore alle vittime di violenza che accedono al pronto soccorso, senza creare ostacoli alle attività forensi.
Reati come quelli per lesioni volontarie personali, contro la libertà sessuale o per maltrattamenti in famiglia sono perseguibili in più situazioni d'ufficio. I sanitari hanno in questo caso obbligo di referto e di denuncia (anche quando operano privatamente, anche se costretti a violare il segreto professionale) e il protocollo illustra tempi e modalità.
"Il Codice Rosa - sottolinea in occasione della firma il presidente della Regione, Eugenio Giani - è una progettualità tutta toscana, che ha fatto scuola a livello nazionale e presentata anche a marzo in una conferenza internazionale a Malta. Ma costituisce qualcosa di unico anche il protocollo che rinnoviamo: due mondi, quello sanitario e quello giuridico-forense, che parlano lo stesso linguaggio. È un esempio, ancora una volta, della capacità di lavorare in squadra e condividere le migliori esperienze".
"Senza questa collaborazione che prevede tecnico-sanitario e giuridico insieme - dice Luciana Piras, procuratrice generale della corte di appello di Firenze - noi non saremmo in grado di raggiungere quei risultati che garantiscono non solo l'accoglienza, la tutela e il trattamento sanitario e psicologico delle vittime di violenza, ma anche, nella nostra ottica di indagine, la conservazione di quel materiale probatorio che ci servirà per fare i processi e accertare le responsabilità". Con il protocollo, infatti, è stato esteso ad almeno due anni l'obbligo di conservazione da parte delle aziende sanitarie dei referti e di tutto ciò che può costituire una prova.
"Il nuovo accordo è il frutto di un lavoro lungo tre anni, che non si è fermato neppure durante l'emergenza pandemica. E nell'ottimo lavoro di squadra tra enti ed istituzioni importantissimo è anche il ruolo dei centri antiviolenza distribuiti sul territorio" ricorda Vittoria Doretti, coordinatrice della Rete regionale Codice Rosa e direttrice del dipartimento "Promozione della salute ed etica della salute" dell'Asl Toscana Sud Est, nel 2021 nominata anche consulente presso la Commissione di inchiesta sui femminici del Senato della Repubblica.
"La collaborazione tra Regione, mondo della sanità e procure - si legge in una nota di sintesi - si esplica nella revisione costante delle procedure giuridico-forensi, nell'analisi delle criticità ed eventi sentinella per migliorare le singole procedure e nel supporto giuridico-forense alla rete regionale del Codice rosa. L'obiettivo è favorire il riconoscimento precoce dei casi di violenza all'arrivo in pronto soccorso e fornire una risposta efficace e coordinata da subito".
Il progetto dei codici rosa, partito come esperienza pilota nel 2010 nell'Asl di Grosseto, si espande a tutta la regione con la firma di un protocollo con la Procura generale di Firenze l'anno seguente. Un progetto all'inizio solo sanitario e diventato nel tempo socio-sanitario. L'intesa del 2018 aveva messo insieme da un lato l'esigenza di massima garanzia di tutela e rispetto delle vittime e dall'altro l'attuazione di tutti quegli atti giuridico-forensi necessari ai fini delle denunce ed indagini - i piu' efficaci ed efficienti possibili - facendo tesoro delle esperienze maturate nel tempo nei territori per omogeneizzare le procedure di tutti. Modifiche normative hanno reso necessaria una revisione del testo, ma gli stessi obiettivi rimangono al centro anche del nuovo accordo. Del resto i numeri raccontano un fenomeno che non è purtroppo in calo: dal 2012 al 2021 sono stati oltre 25 mila gli accessi nei pronto soccorso toscani in "codice rosa". Pandemia e lockdown avevano ridotto il numero di casi e denunce, che nel 2021 sono tornati però ai livelli del 2019: 1918 episodi nel corso di tutto l'anno, con un aumento del 14,6% rispetto al 2020 (e percentuali di crescita quasi identici tra adulti e bambine e bambini). In particolare sono 1646 i casi che interessano gli adulti e 272 i minori coinvolti. Tra i grandi, dove le fasce più rappresentate sono quelle tra 40 e 49 anni e tra diciotto e ventinove, svettano gli episodi di violenza su donne: 1328. Più bilanciato il dato sui piccoli: 156 femmine e 116 maschi hanno subito violenza, con protagonisti nei due terzi dei casi ragazze e ragazzi tra i dodici e i diciassette anni. Le vittime straniere sono 484 tra gli adulti e 78 tra i minori, in media tre su dieci.