STEFANO BROGIONI
Cronaca

Il babbo di Kata torna in cella: violato l’obbligo di firma

Non si è presentato per quattro volte in caserma, aggravata la misura cauterale. Era stato scarcerato all’indomani della scomparsa di sua figlia. I “dubbi“ dei pm.

Kata e i misteri dell’Astor  Anche la famiglia del babbo  aveva ‘comprato’ una stanza

Kata e i misteri dell’Astor Anche la famiglia del babbo aveva ‘comprato’ una stanza

Firenze, 18 ottobre 2023 – Non ha obbedito all’obbligo di firma a cui doveva sottostare da quando, poche ore dopo la scomparsa di sua figlia, il giudice gli aveva accordato la scarcerazione. Miguel Angel Romero Chicclo, il papà di Kata, da ieri sera è di nuovo detenuto. I carabinieri gli hanno notificato un aggravamento delle misura cautelare disposto dalla corte d’appello. Il padre della piccola scomparsa avrebbe accumulato una serie di inadempienze all’obbligo di firma che hanno spinto i giudici a revocargli la “fiducia“: per quattro volte, negli ultimi tempi, non si è presentato in caserma. Romero Chicclo non è nuovo a questo tipo di “disobbedienza“.

Per le sue grane con la giustizia (furto e uso di carte di credito rubate) mesi fa era già stato posto ai domiciliari presso l’abitazione della madre, nel pistoiese. La scorsa primavera, però, venne sorpreso dentro l’hotel Astor, dove vivevano i suoi parenti, la moglie Katherine Alvarez Vasquez (con la quale i rapporti si stavano deteriorando) e i suoi due figli, e per lui scattò l’arresto per evasione. Era in cella da circa tre mesi quando Kata è scomparsa, il 10 giugno.

Dopo aver appreso quello che era successo a sua figlia, l’uomo ebbe una violenta reazione. Venne portato all’ospedale di Torre Galli dopo un tentativo di suicidio e successivamente i giudici dissero sì alla richiesta di attenuazione della misura cautelare. Una scelta probabilmente dettata anche da esigenze investigative, visto che, appena uscito, Chicclo si presentò subito in procura a dire ciò che riteneva utile alle indagini. Compresa l’ipotesi, tutta sua, che non fossero loro il bersaglio di una vendetta e che quindi sua figlia fosse rimasta vittima di uno scambio di persona.

Ma non tutti i comportamenti del padre della bimba sono apparsi nitidi alla procura. Tanto che, lo scorso 5 agosto, quando sono scattati gli arresti per il presunto racket delle stanze, i carabinieri si sono presi lo smartphone suo e di sua moglie perché convinti che abbiano nascosto qualcosa agli inquirenti. Proprio su quegli smartphone, è stata appena depositata una consulenza tecnica basata su decine di parole chiave. A Sollicciano, Chicclo troverà anche suo cognato, Abel Argenis, e il connazionale Carlos Palomino De La Colina. Formalmente, i due, difesi dall’avvocato Elisa Baldocci, sono indagati per il sequestro di Kata. Anche se gli ultimi accertamenti genetici sul sangue nella stanza 104 (esito negativo) hanno segnato un punto in loro favore.