di Linda Coscetti
Un libro per raccontare le ’cose mai dette’, una storia di vita intensa, difficile, quella del protagonista Fabrizio Bernini, fondatore di ’Zucchetti centro sistemi’, "Qualsiasi cosa accada" di Filippo Boni (Aska Edizioni), presentato ieri alla Giunti Odeon alla presenza di Agnese Pini, direttrice del Qn; il governatore Eugenio Giani, Maurizio Naldini, firma del Qn e Maria Grazia Giuffrida, presidente dell’Istituto degli Innocenti. L’obiettivo dello scrittore: ridare dignità agli ultimi del ’900 che hanno fatto la storia e sono stati dimenticati, una speranza per i giovani che non devono rinunciare mai ai propri sogni.
Filippo, da dove nasce l’idea di scrivere questo libro?
"Per tanti anni mi sono occupato di storia contemporanea e durante la presentazione di un libro, Fabrizio che era seduto in prima fila si commosse. Qualche giorno dopo mi chiamò e mi disse che voleva che io scrivessi una storia, la sua storia di vita che non aveva mai raccontato prima".
C’è stato un momento nella stesura del libro che ha provato emozioni più forti di altre?
"Il libro è diviso in due parti: nella prima, la storia della mamma di Fabrizio, un’infanzia vissuta tra orfanotrofi e case d’accoglienza, la seconda il rapporto tra Fabrizio e il padre e forse la parte più emozionante. Un padre diventato alcolizzato, a seguito della morte del fratello, che non riesce a dare amore al figlio. Fabrizio dedica questo libro proprio a suo padre, alle cose che non è mai riuscito a dirgli, una sorta di preghiera laica, per raccontargli cosa è riuscito a creare: un’azienda che mantiene circa 700 famiglie".
Quanto per lei è importante preservare la memoria?
"Durante il massacro a Cavriglia morì il mio bisnonno e da quel giorno è nata in me una sorta di missione, quella di occuparmi di storie contemporanee dimenticate partendo sempre da due punti di vista: le vittime e i personaggi dimenticati".
Cosa l’ha colpita di Fabrizio Bernini?
"La sua genialità di trasformare il dolore in forza e la grande umanità che lo distingue dagli altri: al primo posto mette sempre i suoi dipendenti e ha un forte attaccamento alla Toscana".
Perché secondo lei i giovani dovrebbero leggere questo libro?
"Credo che leggendo la storia di Fabrizio, un ragazzo possa trovare la forza per farcela".
Qual è il messaggio che vuole evidenziare?
"Di non lasciarsi abbattere, di saper rispettare le promesse e la profonda fede nell’umanità".