Un’altra ferita a un mito urbano scomparso, quando “andare alle corse” non era solo una passione, ma uno stile di vita. Le Mulina, ippodromo-tempio del trotto non solo fiorentino, con l’ultimo episodio di tristissimo abbandono, confermano il fallimento di ogni tentativo di recupero, più velleitario che effettivo. E’ il paradiso perduto, dove la nostalgia fa scendere anche più di una lacrima, per chi ha frequentato l’impianto negli anni 70’ e ’80, fino alla chiusura definitiva alla fine di marzo del 2012. La pista in sabbia granitica, fatta venire alle Cascine apposta dalla Lombardia, garantiva tempi record come l’1.11 e 8 al chilometro fatto segnare da “Italiano” sui 1660 metri nel 2010, oggi è un campo incolto, abitato dai fantasmi di un mondo ormai estinto, con le sue macchiette ancora più vere di “Mandrake” o “Er pomata” del film “Febbre da Cavallo, in deliro per le imprese di cavalli straordinari come Tornese, Crevalcore, The Last Hurrah e altri fino a Varenne, prima ancora che diventasse il leggendario Capitano, ma anche per onesti mestieranti o brocchi assoluti.
La realtà attuale è che l’ippodromo, lato scuderie, è un ricettacolo di sbandati, rovinati dalla vita, ma forse non dalle scommesse ippiche. La storia cominciata nel 1891, anno della fondazione ufficiale dell’ippica a Firenze, si è conclusa undici anni, anche se il trotto continua, con merito, al Visarno. Ma niente sarà più come prima, quando driver come Nello Bellei, prima di passare lo scettro a suo figlio Enrico, o Vivaldo “Diecione” Baldi entusiasmavano il pubblico. Niente più discussioni a non finire degli scommettitori sulla scelta del cavallo “giusto” suggerito dalle colonne di “Galoppo e Trotto”, il giornale fondato da Italo Marchi e diretto da suo figlio Paolo, un collega che avrebbe dato punti al Perozzi come fantasia, intuito e rapidità di esecuzione, vero membro ad honorem degli “Amici Miei” di Germi e Monicelli. Nostalgia canaglia, anzi cavalla, per una pista di 800 metri fra le migliori d’Europa che ora fa da sfondo alla disperazione.
Duccio Moschella