"Papà, voglio fare calcio". Lo chiede Damiano a suo padre. Damiano ha la sindrome di down e non è facile trovare un posto dove giocare. Nasce da questa domanda, l’esperienza di ’Uniti per un sogno’, una realtà all’interno dell’Isolotto calcio raccontata nel libro ’Un goal per l’inclusione sociale’ (Genius Loci). "Non lo abbiamo scritto per sentirci dire ‘oh quanto siete bravi e belli e buoni’ - spiega Gino Fantechi Materni, vicepresidente Isolotto e curatore del volume - il nostro intento è mostrare un modo possibile di creare inclusione tramite lo sport". Il libro viene presentato alla sede dell’Isolotto, a due passi dal campo dove i 25 ragazzi tra cui cinque femmine, con un’età dai dieci ai 30 anni, con disabilità intellettive varie, si allenano due pomeriggi a settimana. Insieme, è questa l’inclusione, ai coetanei normodotati della scuola calcio e giovanile, con un meccanismo a girare in modo che tutti possano fare questa esperienza. Un progetto scaturito nel 2014 dalla domanda di Damiano, girata dal padre Pino Moscato alle istituzioni e raccolta dalla consigliera comunale Barbara Felleca, quindi attuato due anni dopo da Fantechi che ha creato all’Isolotto una realtà con uno staff di professionisti, psicologi, terapisti, allenatori, tutti quasi volontar. Dopo i saluti del presidente della società Giovanni Biondi, al tavolo dei relatori parlano appunto Fantechi, Moscato, Felleca, il presidente della Figc regionale Paolo Mangini, il presidente dell’Ussi Toscana Franco Morabito. E poi loro, i giovani calciatori. Damiano, Angelica, Gabriele. Gli altri si danno la mano e sorridono. Il calcio integrato offre a tutti i ragazzi le stesse opportunità.
Paolo Mugnai