Quattro corpi recuperati. Ricerche senza sosta nel cantiere della morte. Manca l’ultimo disperso

I vigili del fuoco al lavoro anche con i martelli pneumatici per rompere il cemento armato. Le indagini sul crollo: le ipotesi dell’errore nel posizionamento nella trave o nel progetto.

Quattro corpi recuperati. Ricerche senza sosta nel cantiere della morte. Manca l’ultimo disperso

Quattro corpi recuperati. Ricerche senza sosta nel cantiere della morte. Manca l’ultimo disperso

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Il rumore del martello pneumatico che rompe il cemento solidificato infrange anche i cuori di chi, fuori dal perimetro del cantiere tomba, osserva. Ore e ore per liberare l’ultimo corpo, prigioniero del calcestruzzo con cui stava lavorando: una tragedia nella tragedia. Un giorno e mezzo dopo il crollo nell’area dell’Esselunga di via Mariti in costruzione, i vigili del fuoco non si sono ancora fermati. Mentre la gente porta fiori e pensieri per le vittime, a Ponte di Mezzo arrivano anche le gru. Hanno sollevato una trave di svariate tonnellate, con un’operazione pure rischiosa, per cercare di aprirsi un varco e arrivare al recupero dell’ultimo disperso. Nella notte tra venerdì e sabato, l’infaticabile lavoro delle squadre ha restituito i corpi di altre tre vittime, che si aggiungono a Luigi Coclite, il 59enne originario della provincia di Teramo ma trapiantato a Vicarello. Sono stati estratti dalla macerie Mohamed Toukabri, 54 anni, tunisino; Mohamed El Farhane, 24 anni, marocchino; Taoufik Haidar, 43 anni, marocchino. Là sotto c’è anche Bouzekri Rahimi, 56 anni, marocchino pure lui.

E’ sepolto sotto il cumulo di cemento: il distacco della trave di circa quindici metri di lunghezza e migliaia di chili di peso, ha innescato una serie di crolli a catena. Non c’è stato scampo per gli operai nordafricani, dipendenti di una ditta di Bergamo, dove vivevano. Così come non ce l’ha fatta Coclite, la prima vittima ufficiale di questa strage sul lavoro. La procura sta predispondendo le autopsie.

Tranne la macchina dei soccorsi, ieri Firenze si è fermata, almeno con il pensiero, per commemorare i caduti del cantiere di via Mariti. Oltre alla piccola processione, le serrande si sono abbassate, gli autobus si sono listati di nero, e la Fiorentina in campo oggi a Empoli indosserà il lutto al braccio.

C’è poi il fronte delle indagini. Molto complesso. Le operazioni di soccorso vanno a braccetto con i rilievi della polizia scientifica: spetta a loro il compito di fotografare le condizioni della trave che alle 8.52 di venerdì mattina è venuta giù. Un crollo, o uno scivolamento. Sembrano dettagli, ma non lo sono. Anche le modalità di caduta possono dire molto rispetto alla causa del cedimento che sta alla base della strage.

L’attenzione del sostituto procuratore Francesco Sottosanti (che potrebbe presto affidarsi a un consulente, vista la complessità della materia) si concentra inevitabilmente intorno alla trave: verifiche verranno ordinate sulla qualità del materiale con cui quei pezzi, che vengono acquistati già pronti, sono stati prodotti. Se non emergeranno responsabilità a livello qualitativo, l’obiettivo si concentrerà sulla parte di progettazione del futuro supermercato Esselunga o sull’assemblaggio delle travi.

Attenzioni anche per il “dente“ su cui è stata poggiata la trave: a occhio nudo, si vede che l’alloggiamento, anch’esso di cemento armato, sui era stata alloggiata la traversa che avrebbe dovuto sorreggere un solaio. E nel momento dell’incidente, gli operai stavano “gettando“ cemento sul solaio. L’aumento del peso potrebbe aver influito sullo slittamento della trave che, in questa ipotesi, sarebbe stata posizionata in maniera errata.

Una sua idea se l’è fatta anche il governatore della Toscana Eugenio Giani, che nel cantiere della tragedia ha fatto diversi sopralluoghi: "I motivi possono essere due: che la trave di cemento armato portata dall’esterno", prefabbricata "non fosse a regola d’arte", "nel momento in cui è stata posizionata" e può essersi "distrutta da sola" mentre "l’altro caso è che sia stata collocata in modo non perfetto e quindi nello sviluppo del cantiere il cattivo posizionamento ne abbia determinato la progressiva caduta".

Non c’è stato scampo per gli operai che si trovavano sotto la trave e il solaio in costruzione. Si sono invece salvati i tre rumeni che stavano stendendo.

Ma oltre al cordoglio, c’è anche rabbia. Nel rione di Ponte a Mezzo, a forte tradizione operaia come le vicine Novoli e Rifredi, sono comparse scritte di rabbia contro la politica e il sindacato. Oltre a un messaggio inequivocabile: "I morti sul lavoro gridano vendetta".