GIOVANNI
Cronaca

Quei fischi allo stadio contro Mosca

Giovanni

Pallanti

Ascoltando la narrazione di Vladimir Putin sul perché la Russia ha assalito l’Ucraina per "ricongiungere due popoli fratelli e liberare gli Ucraini da un gruppo dirigente di ubriachi e drogati", mi è venuto in mente un episodio del 1975, che dimostra la falsità di Putin sui fraterni rapporti che c’erano fra il popolo russo e quello ucraino.

Subito dopo le elezioni comunali del ‘75, l’allora nuovo sindaco comunista di Firenze Gabbuggiani, organizzò un viaggio a Kiev, città gemella dai tempi del sindaco Piero Bargellini. Ci fu una partita allo stadio della capitale ucraina tra la Dinamo Kiev e la Fiorentina, che perse l’incontro 3-1. Allo stadio prima della gara, suonarono l’inno nazionale italiano, coronato da un piccolo applauso di cortesia, poi l’inno ucraino che fu salutato da un boato di applausi che non finivano mai; infine l’inno sovietico, che fu accolto da una selva di fischi. Essendo membro della delegazione di Firenze, domandai al sindaco Gabbuggiani, che cosa ne pensasse dei fischi all’inno sovietico. Lui, da buon "soldato" comunista, mi disse: "Vede, Pallanti, i fischi anche in America sono come gli applausi. E’ la forza dell’entusiasmo che li fa fischiare". Era invece l’ennesima prova degli ucraini che da secoli lottano per l’indipendenza contro lo strapotere degli zar di Mosca e di San Pietroburgo e poi contro l’impero sovietico, e oggi contro Putin. Un episodio da non dimenticare.