GuelfiIn marcia. “ Una gamba davanti l’altra,” altroché. Quel passo che tratteneva in vita, per quel che poteva essere. Altro non fu che l’inerzia che aveva in cura il passo. Una gamba davanti all’altra. Così ottanta anni fa, per mesi, la “marcia della morte”. Dal campo di sterminio – Auschwitz - alla vita che non aveva voluto abbandonare quei pochi – e non furono pochi – che non si erano girati, che camminando a stento non avevano guardato, che non sapevano pensare se non a quel minimo gesto che era: “una gamba davanti all’altra”. Chi si fosse fermato, chi fosse caduto, chi si fosse abbandonato anche per poco, anche quel minimo tempo che fosse dedicato a un respiro più lungo, veniva sparato. Restava lì con un colpo alla testa. "Quei passi, muti e inconsapevoli ci avevano donato la vita. Il futuro. Oggi ne possiamo parlare". E’ Giuliana Segre che con garbo tagliente si infila nei nostri occhi e ci auguriamo nelle nostre coscienze nel trascorso 27 ottobre, giorno della memoria. In questi stessi giorni sotto i nostri occhi scorre un’altra fiumana. Carri, povere masserizie, muli, vecchi, donne, e intorno bambini. Hanno dato un po’ di tempo agli uomini nella striscia di Gaza. Non faccio paragoni, non mi perdo in equivalenze. Non ce ne sono. L’orrore di ottanta anni fa non può raccontarsi in parallelo, eppure quello che scorre oggi è un parallelo. Non nel merito ma nei fatti, non nella gravità ma in punte di similitudine. Non si ripete l’orrore dell’Olocausto ma ce lo fa ricordare e lascia che si sbagli a paragonare. Non è così che fu, fu assolutamente orrendo agito con una crudeltà che non ha uguali. Ma resta orrendo e di una crudeltà che non ha uguali. Guardiamo gli occhi dei bambini se ci riusciamo e cogliamo la differenza. Quelli vivi e quelli che vivi ormai non sono.
CronacaQuei passi che uniscono la storia