di Francesco Ingardia
"Dedicato a chi ha saputo superare grandi sfide con coraggio e speranza. E ce l’ha fatta". Un mondo dietro a quel nome. Non Bianca, non Viola, non Toscana. Marika. Sì, il mondo di Marika. La prescelta per distacco, dopo il contest (aperto a tutti) lanciato per battezzare la seconda talpa. Che adesso porta il nome di un’adolescente di 14 anni come le altre. Ma inevitabilmente diversa, nella sua unicità.
Così piccola quando affianca quella fresa da 1400 tonnellate, poggiando la mano sul suo pancione per una foto ricordo destinata a fare la storia. La sua. Appare spaesata di buon mattino dentro il maxi cantiere di Campo di Marte. Seppur raggiante, a ragion veduta. Sorriso a trentadue denti, occhialoni a nascondere metà del giovane volto, fiera di trovarsi nel luogo di lavoro di suo padre. Fiera di indossare il suo elmetto argentato. Fiera di portare il suo cognome: Vella.
Tanto timida, ma pronta comunque ad accantonarla per un giorno (di festa). Impacciata davanti alle telecamere, comprensibilmente. Ma comunque dritta, sincera, a cuore aperto: "Mio papà mi vuole tanto bene. Ma mi manca, sta tutta la settimana lontano da me per lavoro. Abbiamo solo il weekend per stare insieme".
"È una cosa bellissima che la talpa porti il mio nome", ammette Marika. La chiusura di un cerchio, di un capitolo difficile per lei, il fratello maggiore di 21 anni, per la mamma e il papà, dunque. La quiete dopo la tempesta, la luce dopo l’oscurità.
Finalmente è venuta a trovare il padre Salvatore: "È la prima volta che vedo Firenze - ammette -. Sono partita ieri - lunedì, ndr -, con lui da Brescia. Mi immaginavo un cantiere totalmente diverso. È immenso".
Già, il padre Salvatore Vella. Siciliano, 49 anni, direttore tecnico degli scavi meccanizzati per il Consorzio Florentia, la stazione appaltante del Passante Alta Velocità.
Trasfertista nell’animo, a capo di un gruppo di lavoro di 120 persone, trasfertisti come lui. Tutti consapevoli del prezzo da pagare per l’alta specializzazione: il tempo sottratto alla famiglia. "Tu non ci sei perché sei in galleria", la frase maledetta che può scappar di bocca a un figlio nel momento del bisogno.
"È sempre pesante lavorare lontano dalla famiglia - racconta Salvatore -. Piccoli problemi possono di colpo amplificarsi per la distanza. Con mia moglie abbiamo deciso di trasferirci nel Bresciano per dare ai ragazzi un minimo di stabilità. A portata di macchina, resto vicino a città in cui ho lavorato come Milano, Bergamo, Genova, sul Brennero. E ora a Firenze: pendolare dal lunedì al venerdì, con video chiamata tassativa a casa alla sera. Ho solo due giorni per essere presente al massimo, per fare tutto quello che non posso fare durante la settimana. Mi perdo tanto del quotidiano dei miei figli, i viaggi a scuola, a calcio, in piscina. Per fortuna che Marika mi aspetta sempre quando torno per fare tutto ciò che ha voglia di fare, compreso lo shopping - ride, ndr -. È il mio pezzo di cuore in più. Ed io e lei siamo più forti di tutto". A proposito di shopping, il Natale si avvicina... "Faremo meglio a rispettare tutte le scadenze del cantiere. Così posso spendere le ferie con la mia famiglia".