REDAZIONE FIRENZE

Quel poliziotto ucciso dalla ferocia di 'Johnny lo zingaro'

Nel 1987 Mastini non ebbe pietà di Michele Giraldi, agente in servizio . a Firenze prima di essere colpito a morte a Roma. Il ricordo dei colleghi

La cattura di Johnny 'Lo Zingaro' nel 2017 (Ansa)

Sono trascorsi trentatré anni, ma in Questura e fuori, ex poliziotti, hanno trattenuto a stento la rabbia e l’indignazione alla notizia della ennesima fuga di Giuseppe Andrea Mastini, 60 anni, Johnny lo zingaro, figlio di giostrai lombardi d’etnia sinti. Detenuto nel carcere sassarese di Bancali, non è rientrato da un permesso ‘premio’. Nell’87 sparò e uccise l’agente Michele Giraldi, già in servizio alla Digos di via Zara, appena trasferito a Roma al commissariato romano ‘X

Tuscolano’.

"Il mio amico e collega Michele quella sera del maledetto 23 marzo 1987 fu ucciso in un conflitto a fuoco. Aveva 26 anni Michele. Ricordo ancora la sua felicità per il trasferimento dalla Digos a Roma. Non posso cancellare dalla mente la terribile notizia. Il suo assassino era libero di uccidere: nel febbraio ’87 aveva beneficiato di un permesso premio per buona condotta. Ma si era dato alla latitanza" racconta Renato Scalia, 60 anni, romano, fiorentino d’adozione, lunghi anni al servizio dello Stato, vent’anni in forza alla Digos poi sette alla Dia, la direzione investigativa antimafia. Scalia ora è consulente della Commissione parlamentare Antimafia.

"Solo per citare il penultimo episodio, Mastini il 30 giugno 2017, si era ridato alla latitanza". Condannato all’ergastolo nel 1989 e detenuto a Fossano (Cuneo) non si presentò alla polizia penitenziaria di Cairo Montenotte (Savona), dove era stato assegnato dal tribunale di sorveglianza: da Fossano per tre anni andava a Cairo per fare lavori di manutenzione. Fu arrestato dalla Polizia poco più di un mese più tardi, il 25 luglio 2017 a Taverne d’Arbia (Siena); in pratica da quella data era rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sassari.

"Ora Mastini, grazie alla legge italiana e a tutti quelli che provano tanta pietà e compassione per questi criminali assassini, è di nuovo latitante" commenta con dura amarezza Scalia. Ma evitiamo di addossare le colpe soltanto a chi applica la normativa vigente. Le responsabilità maggiori sono di coloro che, nonostante tutte le numerose vergogne simili a cui abbiamo dovuto assistere, non sono mai intervenuti in modo efficace per contenere questa deriva.La classe politica, molto impegnata a dedicare il proprio tempo a far visita nelle carceri ai tanti Caino, è la principale responsabile di questo abominio" tuona Scalia. Per Vincenzo Chianese, Segretario generale di ES Polizia "la normativa che consente di di uscire dal carcere anche a persone che palesemente non dovrebbero poter circolare, va assolutamente cambiata non solo per evitare che i familiari delle vittime ogni volta subiscano lo stesso dolore, ma anche perché la sensazione di impunità nel nostro Paese mina la credibilità dello Stato".

Il profilo criminale di Mastini è incredibilmente grave. Analfabeta, figlio di giostrai lombard Mastini si trasferì a Roma coi genitori a 10 anni. Iniziò a frequentare la criminalità giovanile del Tiburtino; a 11 anni furto e sparatoria con la Polizia. Rimase claudicante. E’ stato il bandito che ha terrorizzato Roma tra gli anni ‘70 e ‘80: dietro di sé una lunga scia di crimini e sangue. Autore di numerose rapine a mano armata è stato coinvolto nel processo per l’omicidio di Pierpaolo Pasolini all’Idroscalo di Ostia (1-2 novembre 1975). Secondo le accuse poteva essere suo un plantare di scarpa numero 41 ritrovato nella Giulietta GT2000 di Pasolini portata via da Pino Pelosi: Mastini e Pelosi si conobbero nel carcere minorile di Casal del Marmo. Mastini invece fu assolto per un altro omicidio; quello in una villa a Sacrofano,dove durante un tentativo di rapina fu ucciso Paolo Buratti, console italiano in Belgio e ferita gravemente la moglie.

giovanni spano