GIOVANNI
Cronaca

Quel proiettile calibro 22 dietro l’ospedale

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Giovanni

Morandi

Anche se non sono stato un nerista conosco quell’assillo, quel pensiero fisso, quel tarlo che non abbandona mai chi si occupava di un’indagine e peggio ancora se l’indagine è sul mostro. Presi io la telefonata dell’ultimo delitto del mostro al giornale ro in ufficio. Sarà stato verso le 14. Mi fiondai in auto e agli Scopeti trovai già qualcuno che era arrivato, tre o quattro che alla fine del pomeriggio sarebbero diventati una piccola folla, che pesticciava indisturbata tra il ciglio della strada e la macchia sotto gli abeti (o cipressi) tra la tenda disfatta, e i sentieri dove era stato assassinato lui, Jean Michel, che aveva tentato di fuggire dopo che lei, Nadine, era stata uccisa e mutilata dentro la canadese blu. Uccisi dal mostro o dai mostri come non si escludeva all’epoca. Riprendo l’argomento tornato alla ribalta nell’illusione che emerga un dettaglio utile ma soprattutto che possa servire a non perdere la memoria storica, già ampiamente sfocata come si desume dal rischio di fermarsi su particolari che hanno poco rilievo come l’essere state o no, le due vittime, ad una fiera di Bologna prima della vacanza in Toscana. Piantarono la tenda ai bordi della strada ignari e innocenti. Una cosa forse potrebbe essere ancora utile. Qualcuno, diversi giorni dopo, mi dette una dritta circa il ritrovamento di una proiettile calibro 22, come quelli della pistola del mostro, trovato nel parcheggio motocicli dietro il precedente pronto soccorso dell’Ospedale dell’Annunziata a Ponte a Niccheri. Si parlò anche di un uomo in Vespa che era stato visto prima che un infermiere del reparto ritrovasse il proiettile che dopo averlo tenuto nel suo armadietto lo consegnò alla polizia. Ricerche successive nell’ospedale non portarono a nulla di significativo, ma la notizia non smentita risultò ben strana né fu mai chiarito il perché di quella coincidenza tra l’ultimo delitto e quel proiettile. Ecco questi sono alcuni frammenti di memoria di quelle settimane in cui seguii l’ultima volta del mostro. Un’esperienza che mi coinvolse, forse sconvolse, e che mi fece capire quanto quella storia potesse diventare ossessiva per chi la seguiva. Che siano state trovare impronte di scarponi sul luogo del delitto mi pare facilmente spiegabile con le tante presenze di uomini in divisa. Capisco la tentazione di non demordere e di non stancarsi di cercare. E’ una grande storia, piena di ombre, che non sarà mai dimenticata.