Quel restyling non s’ha da fare. Il Tar del Lazio gela il Comune bocciato il ricorso sul Franchi: "Nessuna disparità con Venezia"

In 15 pagine i motivi del rigetto per il definanziamento da parte dei giudici che concordano con la decisione dei ministeri di negare l’accesso agli atti.

Quel restyling non s’ha da fare. Il Tar del Lazio gela il Comune bocciato il ricorso sul Franchi: "Nessuna disparità con Venezia"

Quel restyling non s’ha da fare. Il Tar del Lazio gela il Comune bocciato il ricorso sul Franchi: "Nessuna disparità con Venezia"

di Antonio Passanese

Non c’è stata, allo stato, disparità tra le opere di Venezia e lo stadio Franchi di Firenze come sostenuto da Palazzo Vecchio nei motivi aggiunti del ricorso ma, soprattutto le perplessità della Commissione europea che ha portato al definanziamento dei 55 milioni di euro dei fondi Pnrr per le aree degradate erano legate sia al presunto illegittimo ’aiuto di Stato’ secondo la normativa europea che ai dubbi sull’effettivo requisito della vulnerabilità dell’area. Eccoli, in sintesi, i motivi per cui il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha respinto i ricorsi presentati dal Comune di Firenze e dalla Metrocittà (quest’ultimo dichiarato inammissibile) contro i ministeri interessati. Al centro dei sei motivi di ricorso del Comune gli ormai noti 55 milioni per la riqualificazione dello stadio Franchi, la parte ovvero che inizialmente era stata assegnata per la riqualificazione delle periferie degradate mentre il restante della somma (130 milioni) incide sul Pnc, ovvero sul Franchi in quanto monumento culturale. Per i giudici – nella sentenza pubblicata ieri – non è vero "che vi sarebbe stato un eccesso di potere per disparità di trattamento, arbitrarietà nonché contradditorietà a seguito della pubblicazione del decreto 3 luglio 2023 con il quale il ministero dell’Interno, di concerto con i ministeri dell’Economia, le Politiche di Coesione e il Pnrr, ha disposto l’assegnazione al Comune di Venezia di 93.581.321,26; provvedimento col quale sono state restituite le somme già sottratte con il decreto del 28.4.2023, impugnato per la parte relativa al progetto fiorentino".

Anche perché – secondo i giudici – "non vi è un esplicito provvedimento negativo dell’amministrazione con riferimento al progetto Firenze" tanto che nel ricorso sui motivi aggiunti si afferma che la soluzione auspicata per Venezia è stata proposta anche per Firenze ma nulla risulta essere stato ancora deciso". Il silenzio, in sostanza, non è censurabile. Inoltre, c’è da considerare che non emerge dagli atti, allo stato, che la situazione Venezia sia del tutto sovrapponibile a quella di Firenze. Per il Tar "l’atto impugnato (parliamo del definanziamento deciso da Roma) è stato escluso dall’ammissibilità a finanziamento sulle risorse del Pnrr perché il progetto non era coerente con gli obiettivi perseguiti e le finalità di coesione sociale" così come previsto dalla Commissione Europea "che non ha condiviso né ritenuto sufficienti i chiarimenti forniti". E questo, nonostante l’ente ricorrente sapeva sin dall’inizio delle interlocuzioni tra Ministero dell’Economia e la Commissione europea. I dubbi di quest’ultima "erano costituiti dalla circostanza che l’intervento potesse interessare un’area più o meno degradata e non era chiaro se lo stesso , alla luce dei rapporti del Comune e la società Ac Fiorentina finisse per qualificarsi come un aiuto di Stato, pertanto inammissibile". Ricostruendo le varie fasi che hanno portato prima Bruxelles e poi Roma a cancellare i 55 milioni di euro, i giudici concordano anche con i ministeri che hanno negato l’accesso agli atti: "La diffusione dei documenti richiesti causerebbe un pregiudizio concreto alla tutela degli interessi pubblici inerenti alle relazioni internazionali, alla politica e alla stabilità finanziaria ed economica dello Stato". Insomma, il Tribunale amministrativo del Lazio ha rigettato i ricorsi in quanto "non sussistono violazioni, eccessi di potere, trasparenza e partecipazione".