di Marianna Grazi
FIRENZE
"È successo di tutto. Il tempo passa, cambia tutto, neanche te ne accorgi. Poi di colpo ti volti e lo noti". A due anni dal loro album precedente, i rovere tornano con un nuovo disco, 11 case (Nigiri/Sony Music Italy). Capaci di conquistare un’intera generazione grazie al loro modo unico di raccontarsi e raccontare l’amore, la vita quotidiana di ragazzi e ragazze, ora Nelson Vanceslai, Lorenzo “Stiva” Stivani, Luca Lambertini e Marco “Paga” Paganelli raccontano la loro crescita in un album che affronta temi diversi mantenendo un filo conduttore: lo scorrere del tempo e i cambiamenti che questo comporta. Da metà novembre sono partiti con il tour nei club che domani sera alle 21,30 farà tappa a Firenze, al Viper Theatre. Noi, per l’occasione, abbiamo fatto due chiacchiere con il frontman e voce dei rovere.
Come sta andando il tour del nuovo disco?
"Sta andando molto bene, ci stiamo divertendo un sacco e vedere il pubblico che canta le nuove canzoni, come anche quelle più datate, è sempre una soddisfazione. Poi noi quando scriviamo musica lo facciamo immaginandola nel live, che è l’ambiente in cui si realizza al 100% quello che abbiamo fatto in studio".
Che rapporto avete con Firenze? A luglio 2022 il vostro concerto si chiuse per una tempesta improvvisa: cosa dobbiamo aspettarci stavolta?
"Diciamo già che domani non suoneremo Sottacqua, che è la canzone che ha scatenato la tempesta l’altra volta, ce la siamo proprio chiamata – ride – però abbiamo un po’ il timore che succeda qualcosa. Ma speriamo di no, o meglio speriamo che ne usciremo tutti senza energia e senza voce, compreso il pubblico. Poi Firenze per noi è comunque importante perché il nostro chitarrista vive e lavora lì (un saluto a tutti gli amici di Luca Lambertini, ndr)".
Come definirebbe il nuovo album, “11 case” in poche parole?
"Lo definirei una divertente corsa contro l’ansia".
Ansia, affitti, lavoro, relazioni a distanza: temi cari ai Millennials. Ma a chi parlano i rovere nelle loro canzoni?
"In primis parliamo a noi stessi. Tutte le canzoni partono da cose che ci frullano in testa, dubbi che abbiamo, riflessioni che vorremmo fare. Scriviamo le canzoni di cui avremmo bisogno per affrontare determinati momenti e questo fa sì che tanti coetanei riescano a ritrovarsi. La cosa che ci fa più “gasare“ è quando qualcuno ci scrive o dal vivo ci dice qualcosa".
Avete già partecipato al concerto del Primo Maggio. Prossimo passo Sanremo?
"Ah beh. Non è una cosa a cui stiamo pensando però sicuramente è un palco che rappresenta una sfida gigante, importantissimo, e prima o poi magari ci faremo un pensierino".