
Andrea Martinelli fotografato da Gianni Berengo Gardin
Firenze, 13 gennaio 2021 - "Ho studiato all’Istituto d’arte di Firenze che ho amato tantissimo, poi ottenuto una borsa di studio dall’Accademia delle Arti di Disegno che mi ha concesso per 5 anni un meraviglioso atelier in piazza Donatello. Ho lavorato con la Galleria Poggiali e Forconi, ed è del 2013 la mia mostra personale alla Galleria degli Uffizi. Nell’occasione ho donato, su richiesta di Antonio Natali, un mio autoritratto per il Corridoio Vasariano". Andrea Martinelli è uno dei più importanti ritrattisti pittori e disegnatori iperrealisti, riconosciuto per la sua ricerca sui temi dell’ombra, del volto e della figura umana.
Martinelli: i suoi ritratti ’antibotox’ sono spiazzanti. Rughe impetose attraversano i volti.
"Il mio rapporto con le rughe è bellissimo e non mediato dal botulino. I miei ritratti sono semplici e diretti perchè mi piace raccontare la storia della gente. Visto che non sono uno scrittore ma un disegnatore, la cosa migliore è stata raccontare la storia di una persona attraverso le rughe che sono il suo vissuto".
Più uno invecchia?
"E più storia ha da raccontare. Per questo mi piace immergermi tra viuzze, stradine e zolle che sono la nostra vita segnata sulla faccia. Le storie che racconto nascono dall’esigenza di spiegare cosa si cela dietro quei volti, e spesso è quella della nostra stessa esistenza. Ognuno ci può rivdere un po’ di sè nei ritratti che dipingo".
Come sceglie i soggetti ?
"I miei personaggi li raccolgo per strada, nei luoghi della mia città. Guardo quelli che mi attraggono, noto in quel volto una una storia. O anche la sofferenza che esprime, intravedo il passato che quella persona ha da raccontare. E poi arrivo io che attraverso il segno che incide e raccoglie, mi adatto al racconto di questi visi come fossero cartine geografiche mute, da riempire".
Quanta inquietudine.
"Diciamo che questo mio lavoro è appagante perchè lo vivo come catarsi e così posso partire dal racconto. Un ritratto nasce perchè c’è la memoria della nostra storia. Forse sono nostalgico e malinconico: ma non tutto ciò che è introspettivo è gioioso quando è legato a un’intimità personale".
Mostre in programma?
"A Padova è in stand-by causa Covid quella dedicata a Van Gogh; a Mendrisio in Svizzera, voluta dal grande architetto Mario Botta, ho in programma una retrospettiva, come ad Atene".
Perchè i vecchi la interessano cosi tanto?
"Ho iniziato a lavorare con loro nel 1992 nel mio studio di piazza Donatello. Dopo la morte del mio nonno paterno ho sentito l’ esigenza del racconto, e di dedicare grandi ritratti a vite conosciute solo sulla tela. Oggi dipingere è un percorso sulla figura e sul disagio emotivo causato da questa lunga reclusione. Dove l’arte è necessaria e sfidante".