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Firenze, "Se vuoi abitare qui devi pagare il pizzo". Arresti per il racket degli affitti

Sgominata dai carabinieri una presunta banda a capo della quale c'erano due fratelli calabresi, gestori di una cooperativa edile

I carabinieri in via Monteverdi (Giuseppe Cabras / New Press Photo)

Firenze, 5 aprile 2018 - C'era un pizzo da pagare. Se volevi abitare in specifici appartamenti di via Monteverdi a Firenze dovevi ogni mese versare una sorta di "tassa" a due fratelli di origine calabrese. Sono cinque le misure cautelari, di cui tre arresti in carcere, nell'operazione svolta dai carabinieri, coordinati dalla procura di Firenze.

Non si scherzava con la presunta banda degli affitti. Chi non pagava subiva danni alla sua auto o altre forme di violenze. Cinque gli appartamenti, tutti dell'Inps, estranea alla vicenda, finiti nel mirino. Erano stati occupati abusivamente e venivano affittati in nero. In questo modo la banda si era accaparrata notevoli somme di denaro che venivano reinvestite in Romania.

Delle cinque misure cautelari, oltre ai tre in carcere, c'è anche una persona ai domiciliari e un'altra con il divieto di dimora in provincia di Firenze. Chi non pagava veniva "convinto" con i medoti più vari: tra i più comuni, il distacco della luce o del gas. O, appunto, danni alla propria automobile

In particolare i due fratelli calabresi, gestori di fatto di una cooperativa edile, impiegavano operai romeni che sottopagavano e ai quali davano in locazione le abitazioni occupate, trattenendo la somma dell'affitto dalle loro buste paga.

In attesa di essere trasferito all'estero veniva depositato da uno dei due fratelli, indicato come il dominus dell'organizzazione e con moglie originaria della Romania, in conti correnti intestati agli dipendenti romeni della cooperativa, che avrebbero acconsentito alle operazioni dietro minacce.

Inoltre, i due fratelli calabresi, spiegano ancora i militari in una nota, «riuscivano ad inserirsi all'interno di importanti realtà edili fiorentine, offrendo prezzi concorrenziali effetto dello sfruttamento del lavoro». Per quest'ultimo aspetto, l'attività è stata condotta anche col supporto del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Firenze.