"Qui ho iniziato a suonare, a divertirmi con le band. Ricordo locali come il Banana Moon, il Tenax e il fermento che si respirava in città in quegli anni. Da Firenze è partita la mia carriera". Parola di Raf, pseudonimo di Raffaele Riefoli, il cantautore originario di Margherita di Savoia che domani sera (ore 21) sarà nella ’sua’ Firenze per dare il via a ’Self Control 40Th Anniversary Tour Club’, il tour di otto appuntamenti live per celebrare il 40esimo anniversario non solo di una delle hit più famose di sempre, ma anche della sua straordinaria carriera. Considerato il padre del pop in Italia, Raf ha all’attivo 14 album in studio e oltre 20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Il concerto al Teatro Cartiere Carrara sarà l’occasione per rivivere i brani più celebri del suo repertorio, tra cui ’Sei la più bella del mondo’, ’Il battito animale’, ’Cosa resterà degli anni ‘80’, ’Ti pretendo’, ’Stai con me’, ’Non è mai un errore’ e molti altri ancora. Raf ’aprirà le danze’ con una versione per archi di ’Iperbole’, la canzone che ha dedicato al figlio, per chiudere con il classico ’Infinito’.
Raf, questo tour (prodotto da Friends & Partners in collaborazione con Girotondo E.M.) parte da Firenze, da dove tutto ebbe inizio...
"Assolutamente sì. Arrivai in città a 17 anni, ero uno studente del Liceo artistico Porta Romana. Dopo il diploma mi iscrissi alla facoltà di architettura ma non mi sono mai laureato. La musica ha preso il sopravvento. Avevo lasciato il mio paese per Firenze, per la sua arte, la sua bellezza. L’undergrond culturale che Firenze offriva a quel tempo era molto frizzante. Basti pensare che durante una jam tra chitarristi su Ponte Vecchio conobbi Ghigo Renzulli, che poi avrebbe fondato i Litfiba. In quegli anni si suonava dovunque, anche solo per il gusto di farlo".
Quando ha conosciuto il produttore Giancarlo Bigazzi?
"Nei primi anni Ottanta, dopo una mia parentesi londinese. Tramite il proprietario di un negozio di musica di Firenze che frequentavamo tutti iniziai a collaborare con Bigazzi. Lavoravamo nell’ombra, oggi ci chiamerebbero producer, su pezzi di ogni tipo, soprattutto per altri cantanti".
Così nasce ’Self Control’?
"Bigazzi mi convinse a cantarla, era uno dei tanti pezzi italodisco prodotti. Lo aveva fatto ascoltare al produttore di Laura Branigan, il brano era piaciuto e lei lo avrebbe lanciato nel giro di poco tempo. Bigazzi mi fece prendere una licenza, all’epoca ero militare, e la incidemmo per primi".
E fu un successo senza precedenti...
"Non l’avrei mai detto ma ci esplose in mano. ’Self Control’ è un pezzo italodance, certo, ma con elementi di novità, per esempio il rock del riff che lo introduce".
Lei come reagì al successo?
"Inizialmente non bene. Non ero preparato, ero un ragazzo timido che fino a quel momento ero stato in discoteca tre volte, forse. E improvvisamente ero il re della dance grazie a un brano che non sentivo neppure mio. Oggi, invece, mi piace cantare ’Self Control’, ne vado molto fiero".
E dopo 40 anni è ancora una hit di successo...
"Continuano ad arrivarmi proposte per utilizzarla come colonna sonora dei film, dei videogames, i dj la mettono sempre in scaletta. Ma la cosa che più mi fa piacere è che anche i ragazzi di oggi la conoscono e la cantano".