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La ragazza che suda sangue. Caso rarissimo in una paziente di Firenze

Affetta da ematidrosi, condizione molto rara ma descritta già da secoli. Il disturbo ha portato la giovane a una condizione di fragilità emotiva

Infermieri e un medico al lavoro (foto d'archivio)

Firenze, 24 ottobre 2017 - Una patologia rara, molto rara, eppure documentata già molti secoli addietro. E ora è stata individuata in una ragazza fiorentina di 21 anni affetta da ematidrosi, una condizione molto rara, anche se le prime descrizioni risalgono al terzo secolo prima di Cristo, che porta a sudare sangue, soprattutto in caso di stress molto forti.

La paziente fiorentina, la cui vicenda è descritta dai medici dell'Università di Firenze sul Canadian Medical Association Journal, è arrivata all'ospedale quando il sintomo si manifestava già da tre anni.

"Non c'era nessuna causa scatenante visibile per il sanguinamento - scrivono Roberto Maglie e Marzia Caproni del dipartimento di Dermatologia -, che poteva avvenire mentre la donna dormiva o durante l'attività fisica. La paziente ha dichiarato che il fenomeno era più intenso durante i periodi di maggior stress, con episodi di durata da uno a cinque minuti".

La condizione, spiegano gli autori dell'articolo, ha portato la donna a una condizione psicologica particolarmente fragile. "La paziente è diventata socialmente isolata a causa dell'imbarazzo provocato dal sanguinamento - scrivono -, e ha riportato sintomi compatibili con un depressione maggiore e un disturbo da panico".

L'ematoidrosi è una condizione descritta raramente in letteratura, tanto che in alcuni libri di testo è definita come ancora non scientificamente provata. Fra le cause ipotizzate, tutte però ancora solo ipotesi, ci sono problemi di coagulazione o una rottura dei vasi sanguigni che fa finire il sangue nei dotti del sudore. In questo caso alla donna sono stati prescritti degli psicofarmaci per i problemi di ansia e depressione e il propanololo, un medicinale contro l'ipertensione, che ha alleviato il problema principale senza però eliminarlo.

Al caso la rivista dedica anche un editoriale di Jacalyn Duffin, esperta di storia della medicina dell'università dell'Ontario. "Gli scrittori medici spesso tendono a considerare la storia della Passione di Cristo come la prima descrizione del fenomeno - scrive - ma l'ematoidrosi appare nella letteratura scientifica molto prima. Nel terzo secolo prima di Cristo due trattati di Aristotele contenevano passaggi su un sudore che assomigliava o era realmente sangue".

In anni più recenti ci sono state diverse descrizioni di casi in letteratura, con la storica che ne ha censiti almeno 28 tra il 2004 e il 2017. Un caso, riguardante un uomo di 72 anni, è stato riportato nel 2009 dall'Indian Journal of Dermatology, che ne ha descritti altri due nel 2010 e nel 2013. Sempre nel 2013 il caso di una ragazza con questa condizione è stato invece descritto dalla rivista specializzata in ematologia Blood.

Comunque la ragazza sta meglio rispetto a quando è arrivata al dipartimento di dermatologia dell'università di Firenze. Lo afferma Marzia Caproni, il medico che l'ha curata e ha descritto insieme a un collega il caso su una rivista scientifica. «Dopo il nostro intervento c'è stato un miglioramento - spiega Caproni, che ha somministrato alla donna un farmaco antipertensivo -, la situazione non è ancora risolta completamente ma gli episodi di sanguinamento sono molto meno frequenti e di dimensioni ridotte. Quando abbiamo visitato la paziente abbiamo subito pensato a questa malattia, che è molto rara ma ha sintomi abbastanza inequivocabili, anche se c'è ancora chi pensa che non esista».

La causa della malattia non è ancora certa, anche se c'è una ipotesi prevalente. «L'insorgenza è legata ad un evento particolarmente stressante - spiega l'esperta -, o a un trauma. L'ipotesi è che ci sia un restringimento e poi una rottura dei capillari che circondano le ghiandole sudoripare, che fa sì che il sangue si mescoli al sudore. È una ipotesi che è stata formulata proprio qui a Firenze già nel 1999, e che si applica anche ad alcuni fenomeni legati alla fede religiosa». Il caso dovrebbe contribuire a mitigare un certo scetticismo che ancora aleggia sulla malattia. «Per alcuni ricercatori non esiste - conferma Caproni -, ma ormai i casi descritti in letteratura sono diversi».