GIOVANNI
Cronaca

’Ragazzo triste’ Una canzone senza tempo

Giovanni

Morandi

Vorrei dedicare questo spazio ai nostri figli, a quelli che chiamiamo i nostri ragazzi anche se hanno 40 anni e noi siamo già nonni. Soprattutto vorrei dedicarlo ai ragazzi che si affacciano alla vita e al mondo del lavoro e si sono sentiti respinti da un male che ha sospeso la vita. E ha tolto magari l’amore se lo avevano o gliel’ha negato se lo cercavano. Hanno sofferto come abbiamo sofferto noi, ma loro meritano di essere capiti di più perché noi la vita la conosciamo e ne conosciamo le regole, anche quelle ruvide.

Passando dal mercatino delle pulci ho trovato su una bancarella un cd di Patty Pravo che ai nostri ragazzi dirà poco ma alla mia generazione invece molto. Avevo 16 anni quando uscì una delle canzoni del cd, ’Ragazzo triste’. Non l’avevo mai ascoltata con l’attenzione che gli ho dedicato oggi e ne trascrivo il testo per spiegare che cosa voglio dire. Dice: “Ragazzo triste sono uguale a te a volte piango e non so perché Tanti son soli come me e te ma un giorno spero cambierà Nessuno può star solo non deve stare solo quando si è giovani così Dobbiamo stare insieme, sognare tra di noi Scoprire insieme il mondo che ci apparterrà Ragazzo triste come me che sogni sempre come me tanti sono soli come noi ma un giorno spero cambierà, vedrai”. E’ una canzone che ha 55 anni ma non c’è una parola che non vada bene anche oggi. Non una che sia inappropriata e che non sembri essere stata scritta per questo tempo in cui i nostri ragazzi hanno sofferto e continuano a soffrire la solitudine. Il testo ci fa capire, ragazzi, che la sofferenza quando i nonni di oggi erano i giovani di ieri non era diversa da quella che tormenta i nipoti di oggi. Ed è vero che dirlo non alleggerisce il peso. Ma aiuta a portarlo.