FIRENZE
Per Nicola Raimondo, 52 anni, ex capo dei vigilini della Sas, è la seconda misura cautelare che gli cade fra capo e collo in meno di quattro mesi.
A gennaio, era finito addirittura in carcere, con un carico da novanta di accuse. Da poco aveva ottenuto un allentamento della custodia, e ora di nuovo ai domiciliari.
Due giorni fa era stato anche licenziato dalla partecipata di cui era un funzionario, stessa sorte capitata agli altri vigilini coinvolti nell’inchiesta-scandalo. Proprio per questo, i suoi difensori erano coinvinti che anche alla luce degli ulteriori accertamenti che covavano sotto la cenere, non potesse scattare un nuovo arresto.
"La nuova misura notificata a Raimondo ha sorpreso me e la collega Annamaria Gallo - dice l’avvocato Francesco Stefani - visto che solo il 3 aprile avevamo ottenuto dal gip che Raimondo usufruisse di 6 ore alla settimana di libertà per le proprie necessita e questo ci ha spinti a ritenere ancora di più che le esigenze cautelari fossero ovviamente attenuate. Inoltre venerdì scorso a Raimondo è stato notificato formale licenziamento dunque non si vede come possa essere ravvisabile un pericolo di reiterazione di reati quali abuso di ufficio, corruzione e falso tutti reati collegati al ruolo da questi svolto nell’ambito della Sas".
"Si tratta dunque di una misura oltremodo punitiva che a parere della difesa non osserva alcuna concreta esigenza cautelare - conclude Stefani -. Per il resto Raimondo si riserva di leggere le nuove carte che riguardano le contestazioni notificate al fine di fornire ogni chiarimento come ha fatto fino ad oggi".
Da circa un mese si trova ai domiciliari anche il vigilino Vittorio Sergi, l’altra figura di spicco del primo filone d’indagine, estraneo a questo secondo filone.
ste.bro.