Scimmia. Che sia detto, o mimato, è l’insulto vergognoso che viene rivolto purtroppo a molti calciatori di colore che militano nei campionati nazionali. E poco importa se, come il 29enne Gueye Elhadji, hanno la carta d’identità italiana, sono cittadini a tutti gli effetti, e nel nostro paese vivono e lavorano.
Il giocatore, che vive a Scandicci, è tesserato nel Gambassi calcio, società dell’empolese che milita in prima categoria. Gueye l’altro giorno ha raccontato di aver subito un insulto razzista, appunto l’insulto della scimmia, mimato da un giocatore avversario durante la partita di coppa Toscana contro l’Atletico Etruria. Sul campo la formazione di Collesalvetti ha vinto 2-1. L’Atletico Etruria, per contro, ha risposto con un post sui social, ritenendo le accuse razziali "inspiegabili e inaspettate".
"La società – si legge nel comunicato social – ha deciso di non replicare a nessun organo di informazione, riservandosi di tutelare la propria immagine e i propri diritti nelle sedi opportune". Secondo il racconto del 29enne, tutto sarebbe successo alla fine del match: "Dopo il triplice fischio finale – ha detto il ragazzo di origini senegalesi – ho iniziato ad andare verso gli spogliatoi. Mentre camminavo, il portiere avversario mi è venuto incontro mimando il verso della scimmia".
"Mi sono arrabbiato molto – continua Gueye – tanto che il nostro allenatore in seconda, che ha visto tutto, è intervenuto per trattenermi". "Ho raccontato all’arbitro, quando mi ha espulso per la mia reazione, quello che era successo ma mi ha detto di non aver visto nulla e ha espulso anche il portiere, ma solo per la lite che ha avuto con me".
In Italia dall’età di 15 anni e già cittadino italiano, Gueye abita a Scandicci e lavora nel settore metalmeccanico. Proprio a Scandicci ha iniziato il suo percorso calcistico, che negli ultimi anni lo ha visto giocare pure a Montelupo prima di passare lo scorso settembre al Gambassi.
"Qui mi trovo benissimo, è un bel gruppo – prosegue Gueye –. Il calcio dovrebbe essere divertimento ma c’è da fare ancora tanto per estirpare certi comportamenti". Non è la prima volta, infatti, che l’attaccante senegalese è stato oggetto di atti di razzismo. "È capitato sui campi di calcio, dove, in alcune partite, mi sono sentito apostrofare con frasi discriminatorie per il colore della mia pelle – conclude Gueye –. Onestamente, però, mi sono sempre fatto scorrere tutto addosso, perché quando sono in campo penso solo a giocare. Ma quando non riescono a fermarti in campo, provano in tutti i modi a farti innervosire. Stavolta, però, è stato diverso, perché questo atto di razzismo è avvenuto a partita finita, quando ci si dovrebbe solo stringere la mano. Certi atteggiamenti non li posso accettare".
Un confronto aspro tra il giocatore che denuncia l’episodio di razzismo e la società avversaria che invece smentisce tutto. Vedremo se ci saranno conseguenze e se sarà la giustizia sportiva a occuparsene.
Sicuramente la commissione si riunirà mercoledì prossimo per analizzare il referto dell’arbitro Rosi di Lucca che ha diretto la gara. In ogni caso, se il direttore di gara non ha visto quello che stava accadendo prima della lite a seguito della quale ha estratto i due cartellini rossi, quanto sostenuto dal calciatore 29enne potrebbe non essere riportato negli atti ufficiali dell’incontro.