
Il ministro Piantedosi promuove le zone rosse: "Contrastiamo aggressioni e violenze". Il questore: "Raddoppiati gli agenti in tramvia". I sottosegretari: "Sollicciano, caso complesso".
di Teresa ScarcellaFIRENZE"Esigere sicurezza significa pretendere città vivibili, coltivare rapporti sociali sani, esercitare un’attività senza il timore di interferenze illecite. Ecco perché furti, aggressioni, violenze, sono condotte che dobbiamo contrastare con determinazione". La linea del Viminale non cambia, il ministro Piantedosi l’ha ribadita promuovendo le zone rosse nel videomessaggio trasmesso al convegno organizzato dal sindacato di polizia Fsp, un’occasione per scoprire le proprie carte e avanzare le proprie richieste al governo, in queste ore alle prese con l’approvazione del ddl sicurezza. Tutele legali, garanzie per i risarcimenti, bodycam. Nessuno scudo penale, la parola non piace alla federazione perché sa di escamotage.
"Partiamo da un dato: 2695 agenti aggrediti dalle forze dell’ordine nel 2024 - va subito al sodo Valter Mazzetti, segretario generale Fsp -. Non è solo un problema di forze di polizia, non si può avere un poliziotto a ogni angolo delle strada. Alcune risposte a livello normativo sono necessarie, come la tutela legale per fatti accaduti in servizio. I cosiddetti atti dovuti implicano spese da sostenere, con un’eventualità di rimborso sine die, quindi serve una norma chiara. Poi chiediamo venga istituito un fondo per le vittime della criminalità, anche per gli appartenenti alle forze dell’ordine. Scudo penale? Al di là della terminologia, un’iscrizione nel registro degli indagati posticipata può essere utile, perché altrimenti comporta una serie di effetti estremamente deleteri nei confronti dei dipendenti".
A raccogliere le istanze, i sottosegretari Andrea Ostellari e Nicola Molteni, rispettivamente alla Giustizia e all’Interno. "L’approvazione del ddl è un’urgenza" hanno convenuto entrambi. Un ulteriore passo, secondo Ostellari, all’interno di un disegno più grande e che prevede anche un piano di edilizia penitenziaria per rispondere alle attuali criticità, di cui Sollicciano è uno dei casi più emblematici: "Il carcere fiorentino è una delle situazioni complesse che abbiamo ereditato - ha ammesso il sottosegretario - a cui stiamo cercando di porre rimedio. Il nuovo commissario sta operando il rinnovamento e la predisposizione in tutta Italia di nuovi padiglioni che consentiranno in due anni di avere dai 7 agli 8mila posti in più".
Tornando al ddl, "due norme, in particolare, difendo a spada tratta - ha specificato Molteni - il raddoppio della tutela economica, che passa da 5 a 10mila euro in caso di processo per atto dovuto e poi l’utilizzo delle bodycam, che sono strumento di verità e deterrenza". Mai quanto oggi, che la distorsione della realtà è hobby preferito del periodo storico attuale, nonché motivo di preoccupazione per chi si trova a dover prendere decisioni in pochi secondi a tutela propria e degli altri. "Serve un’adeguata preparazione, sangue freddo, lucidità - ha ricordato la presidente del tribunale, Marilena Rizzo - e in poco tempo capire cosa si può fare e cosa no".
A maggior ragione senza un protocollo operativo che dica esattamente come comportarsi in determinate situazioni. Quelle di più difficile lettura, stando al sindacato, sono i reati predatori e il contenimento dei soggetti psichiatrici. E Firenze non è un’isola felice. Dopo Milano e Roma, è la terza città con il più alto numero di denunce in proporzione alla popolazione. Un dato alterato dall’elevata presenza di turisti. "È in quei determinati periodi dell’anno che sentiamo maggiormente la carenza di organico" fa notare Alfredo Pasquarelli, segretario provinciale Fsp. Se in altri periodi la città non ne risente, è perché "abbiamo investito molto sul territorio - spiega il questore Fausto Lamparelli - anche le ultime assegnazioni le abbiamo investite nei reparti operativi, proprio per innalzare l’asticella della percezione di sicurezza". Stessa ragione per cui è nata la cosiddetta polmetro (o poltramvia): "Abbiamo raddoppiato gli agenti, ora sono una ventina che operano nelle fasce orarie più impegnative, tarda mattinata e tardo pomeriggio. Detto ciò, la soluzione è la prevenzione. Serve una sicurezza partecipata".