ANDREA SPINELLI
Cronaca

Renga e Nek in concerto al Verdi: "Due amici che osano sul palco"

La ’strana’ coppia fa tappa il 18 ottobre in città: live con i brani del nuovo album e i successi di sempre

Renga e Nek in concerto al Verdi: "Due amici che osano sul palco"

Renga e Nek in concerto al Verdi: "Due amici che osano sul palco"

Uno + uno = tre. "Preparando questo live ci siamo resi conto che sulla scena l’unione delle nostre identità ne origina una terza" spiegano Francesco Renga e Nek (Filippo Neviani all’anagrafe), anzi ’Renganek’ come li racconta il titolo dell’album in condominio che presentano il 19 ottobre al Verdi di Firenze. Un prezioso manufatto esplora geografie nuove per la strana coppia. Che poi così strana non è, tenuto conto delle esperienze passate, a cominciare da quella a tre col Pezzali di "Duri da battere".

’Renganek’ che sodalizio è?

Renga: "L’incontro fra due amici da cui nascono canzoni di consapevolezza e libertà, stare assieme in questa avventura ci ha dato la possibilità di fare anche quello che singolarmente non avremmo osato, potuto o voluto fare".

Singoli come ’Il solito lido’, ’L’infinito più o meno’ o ’Inspiegabile’ sono andati così così, mentre i concerti molto bene. C’è uno scollamento tra classifiche e live?

Renga: "Siamo perfettamente consci che radio e classifiche sono diventati campi da gioco difficili per noi. Per questo pensiamo di partecipare a un altro campionato, con l’intenzione di accontentare innanzitutto noi e il nostro pubblico. Un progetto come ‘Renganek’ nasce proprio da questa consapevolezza. Settant’anni di carriera in due ci regalano storia e repertorio; ed è quello che vuole chi ci segue".

Ci sono brani in cui vi mettete in gioco e altri in cui andate più sul sicuro...

Nek: "Quando unisci le forze in un disco del genere, tenti di far vincere le emozioni. Ovvio che certi pezzi si avvicinano al repertorio dell’uno e dell’altro, mentre altri, ci fanno sentire più in gioco. Quando in studio vedi sbocciare un pezzo e te lo senti addosso, ma avverti che si completa solo con l’intervento dell’altro, alloca capisci che è quello giusto".

Renga: “Nel disco come nel live di pezzi ‘comodi’ non credo ce ne siano, perché una canzone che può esserlo per uno, magari non lo è per l’altro. Condiviso da entrambi ogni brano assume un’altra veste. Una canzone come ‘Il solito lido’, per esempio, non avrei potuto pubblicarla da solo, si tratta di un divertissement scelto proprio per andare fuori dagli schemi".

Cosa ha portato nella ditta l’uno e cosa l’altro?

Nek: "Lui è più istinto e attenzione alla parola scritta, alla difesa dei concetti espressi dal testo, mentre io ho un occhio particolare per la parte compositiva e l’orecchio puntato sugli arrangiamenti, perché rendano giustizia alla canzone e alle rispettive voci".

Renga: “Siamo due entità distinte. Un tenore lirico leggero e uno drammatico, con due vocalità dall’attitudine molto diversa visto la sua è ritmica mentre la mia no. Preparando il live ci siamo resi conto di avere due repertori difficili e io ho faticato molto ad entrare nel suo. Però è stata una sferzata di energia. Non c’è molta ragione dietro. All’inizio è nata come una festa all’Arena di Verona, poi è diventata tour e disco". Se diventerà pure Sanremo, lo scopriremo fra non molto.