Invertito è l’ordine del banchetto "gentilmente offerto" da Marco Travaglio ai duemila del Teatro Cartiere per le cause di diffamazione vinte. Un cono gelato estemporaneo prima di un calice di rosso e del brunelleschiano peposo all’imprunetana, dopo aver azzerato la salivazione con 70 minuti di discorso a braccio, dopo aver spento 50 candeline in una, dopo una tempesta di selfie all’impazzata con lo zoccolo duro dei militanti. Matteo Renzi non ne può più della "fase zen", di "mangiare fango e sputare miele". Tanto da rivolgere lo sguardo al 2027. Anno delle politiche, e di ciò che nEXt diventerà. "Sono ex in tutto. Ex magro, arbitro, sindaco, premier. Quell’ex diventerà Next, il futuro, il Centro che guarda a sinistra", svela. Ma senatore, prima arrivano le Regionali in Toscana…Replica secca: "Noi ci saremo".
Appoggiando Giani? "Lo abbiamo sostenuto e siamo pronti a sostenerlo ancora, ma dipende dalle proposte del Pd". Come a dire: basta tacciare Italia Viva come corpo estraneo al centrosinistra. Una forza politica i cui progetti di crescita sono stati "uccisi" negli ultimi sei anni dall’inchiesta Open condotta dal procuratore Turco - "che oggi si gode la sua pensione con il massimo di stipendio, perché non ha affrontato il procedimento disciplinare andando in pensione prima", il sassolino dalla scarpa tolto da Renzi -, ma il cui "2% alle politiche tra due anni sarà decisivo".
In Toscana l’urgenza è pesare di più valorizzando il tesoretto di voti fidelizzati nei fortini storici dell’ex sindaco di Firenze e la carta di azionista di maggioranza della giunta al comando di Palazzo Sacrati Strozzi. Seguendo due direttrici: l’occupazione dello spazio politico del centro, e la normalizzazione interna al partito toscano. Quanto alla prima, l’abbraccio è ai liberali, ai moderati e ai riformisti. Neutralizzando le civiche di destra e sinistra in formazione, oscurando la missione del sindaco di Viareggio Del Ghingaro nelle vesti di terzo incomodo tra il collega di Pistoia Tomasi per il destra-centro e Eugenio Giani per il centrosinistra. Passando al riassetto del partito, domani, salvo dietrofront dell’ultim’ora, al fedelissimo parlamentare Francesco Bonifazi sarà affidata la baracca local di Italia Viva, siederà al tavolo delle trattative del cantiere democratico e progressista. In fondo lui un canale aperto con il Pd già ce l’ha. Nota bene: come commissario, e non coordinatore, per un traghettamento finalizzato a cicatrizzare la spaccatura interna tra gli aperturisti dialoganti (capeggiati da Scaramelli) e gli ostili intransigenti alla ‘ditta’ Pd (Danti e Fanucci, a mo’ di esempio). Bonifazi sarà chiamato a cambiare registro, passando dalle questioni romane a quelle toscane, dove il governatore uscente Giani è intenzionato a correre per il bis aprendo il compasso fino ai 5Stelle.
Piuttosto riottosi, assieme a Sinistra Italiana di Dario Danti, al matrimonio di coalizione con Italia Viva. Ma il padre-padrone Renzi, ai suoi, ha già dettato la linea. Niente diktat e imposizioni. Ha fatto troppo male la polpetta avvelenata da digerire forzatamente per la privazione del simbolo e della lista alle regionali in Liguria, Emilia e Umbria. "Decideremo noi come correre, non lo faremo decidere agli altri. O con Italia Viva o con il Centro. Vediamo", l’avviso ai naviganti dell’ex presidente del Consiglio. Pronto a responsabilizzare i suoi quadri per la caccia alle preferenze.
Dalla purosangue Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione, allo scalpitante consigliere in Palazzo Vecchio Francesco Casini. Il primo assaggio di campagna elettorale Renzi già l’ha offerto ieri al capannello di cronisti attorno a lui. Una prima stoccata ai futuri(bili) compagni di viaggio: perché mai non hanno ancora confermato Giani come candidato governatore del centrosinistra? "Domandatelo a Fossi".