Matteo Renzi e Dario Nardella a caccia di un biglietto aereo per spiccare il volo dalle rive dell’Arno alla volta dei palazzi del potere di Bruxelles. E – a prescindere dall’esito delle urne per il voto europeo di giugno dove il primo correrà nel collegio di Milano, con il brand ‘Il Centro’ puntando al 4% e il secondo da mesi è detto pronto alla sfida ed è già in campagna elettorale – sarebbe grottesco se un giorno i Nostri si ritrovassero seduti l’uno accanto all’altro al decollo. Forse il leader di IV scioglierebbe il ghiaccio con una battuta fulminante delle sue e il sindaco dem di Firenze aggrotterebbe le ciglia sospettoso aggiustandosi gli occhiali e il ciuffo.
Tanto è, infatti, straripante e imprevedibile il primo, così refrattario ai binari convenzionali della politica, tanto è compìto e misurato il secondo, sempre attento a muoversi nella comfort zone dei perimetri istituzionali. Sembrano agli antipodi, eppure un tempo erano amici. Alle primarie del centrosinistra per le comunali fiorentine del 2009 in cui Renzi sfidò e sconfisse Lapo Pistelli (altro suo ex amico) per poi aggiudicarsi la poltrona di sindaco contro l’ex portierone Giovanni Galli, voluto da Berlusconi, si ha memoria di un consigliere comunale Nardella, ancora con pizzetto da prof di musica, intento a conteggiare al portatile le preferenze accordate al (pre)Rottamatore. Cinque anni dopo Renzi lasciò in dote all’amico lo scettro di sindaco (Nardella era il suo vice quando lui fu lanciato verso Palazzo Chigi).
Poi nel tempo qualcosa è cambiato. Le colpe? E chi lo sa. Da un lato Nardella ha iniziato a provare a smarcarsi dalla figura di delfino, sia a livello locale che nazionale arrivando a puntare al ruolo di segretario del partito. Ambizione legittima che ricorda quella dei figli (paragone forzato perché i due sono coetanei, del ’75) di big della musica che cercano spazi autonomi.
Ma Renzi non è tipo da farsi rubare la scena. E pazienza se la sua carriera da premier lo ha portato alla corte dei grandi del mondo, vedi la cena con Obama e rispettive consorti. L’ossessione di essere ’oscurato’, nella sua Firenze è sempre rimasta.
Così, complice l’addio al Pd e la nascita della sua nuova creatura, Italia Viva, il distacco con Nardella si è fatto sempre più netto. Fino agli strali recenti contro una città "peggiorata", "sporca e caotica" e il Comune trasformato in "multificio da Stato borbonico". Strali che stanno complicando l’ingresso di Iv nella coalizione di centrosinistra in vista delle comunali.