FIRENZE
Matteo Renzi arriva puntuale alle 10.30, l’ora d’inizio dell’udienza - l’ennesima - del processo Open in cui è imputato. Con in mano una pila di libretti scarlatti. "E’ il quaderno rosso per toga rossa", anticipa il leader di Italia Viva agitandone uno, mentre entra in aula, rispondendo in parte alla curiosità dei cronisti che attendono il suo arrivo. Curiosità soddisfatta un paio d’ore dopo, quando Renzi dona copie. Come ha fatto in aula: gesto che, si mormora (perché l’udienza preliminare è per legge a porte chiuse e interdetta al pubblico), avrebbe scatenato un altro battibecco tra lui e il pm che lo accusa, Luca Turco, che gli ha chiesto conto dei libretti. "Decide il giudice cosa posso portare", la risposta dell’imputato. Turco è il “protagonista“, di quella ventina di pagine del “Quaderno rosso“. Dentro ogni volumetto, c’è infatti la copia della denuncia disciplinare che l’ex premier ha fatto al Csm nei confronti del magistrato: dubbi sul suo operato che debordano dall’inchiesta Open e sconfinano anche nelle indagini sui genitori. Oltre a citazioni del filosofo Montesquieu, anche una mini rassegna stampa di titoli che richiamano alcuni passaggi paralleli all’inchiesta sulla cassaforte renziana Open. Tra questi: il conflitto d’attribuzione sull’uso di alcune conversazioni di Renzi parlamentare finito davanti alla Consulta e che sarà oggetto di discussione a giugno. In aula per Open si tornerà prima: il 12 maggio, anche se l’udienza preliminare, almeno per ora, va avanti in un ping pong di eccezioni tra difese e accusa, compresa l’ammissione agli atti del “Quaderno rosso“. Ma ad ogni udienza, in cui Renzi è stato finora l’unico degli imputati presenti (benché la procura abbia chiesto il rinvio a giudizio per altri “vip“ della politica come Luca Lotti e Maria Elena Boschi), è fuori dall’aula che si perpetua lo scontro aperto tra Renzi e i magistrati.
Il quaderno, rincara l’ex premier, "contiene tutti gli atti illegittimi fatti dal pm Turco, come quando ha inviato al Copasir l’8 marzo 2021 materiale sequestrato a Carrai, che avrebbe dovuto distruggere come stabilito dalla Cassazione il 16 febbraio". "Siamo di fronte a un processo all’incontrario in cui l’accusa pur di attaccarci non ha rispettato la Costituzione, le sentenze della corte di Cassazione e la legge. Il quaderno è un atto che abbiamo consegnato al Csm e abbiamo chiesto che entri negli atti del processo".
"Sono stato due ore ad ascoltare le considerazioni della procura e non stanno in piedi - conclude -. Il procedimento è iniziato con le prime indagini nel 2018, siamo al 2023 ed è in corso l’udienza preliminare e a mio avviso evidentemente la procura non ha tutte le prove".
stefano brogioni