"Dai, vieni giù a mangiar la finocchiona. Dice a questo giro ce la offre Travaglio". Beh, non proprio ufficialmente insomma, magari manca, diciamo, il ’buon appetito’ di corredo del giornalista torinese. E però Matteo Renzi l’ha venduta così ("Ci aveva diffamato, oggi ci paga il pranzo") e il suo popolo, stipato in un Teatro Cartiere Carrara – ancora il vecchio ’Tenda’ per la platea non di primo pelo – dove forse fa più caldo del necessario per questo mite inverno ha accolto con favore la narrazione del neocinquantenne, ex ragazzo terribile di Rignano capace, scomodiamo Lucio Battisti, di discese ardite e (forse) di nuove risalite. A livello di percentuali di consensi, in verità, servirebbero pendenze da Passo dello Stelvio per l’ex recordman del Pd che comunque sembra crederci di nuovo. Tant’è.
Duemila persone, forse qualcuna in meno, "di certo una valanga di gente" gongola Francesco Casini, ex sindaco di Bagno a Ripoli e ora tra i frontman dell’ex Rottamatore in città, mentre, tra i più ricercati, stringe mani a go go.
Lo Stato Maggiore renziano è al gran completo. "E qualcuno del Pd voleva venire, ma hanno paura di farsi vedere con lui... me l’hanno detto loro stessi" sussurra qualche vecchia lenza della politica local. Vecchie scorie delle amministrative estive in fase di smaltimento lento, vien da supporre.
Ecco Maria Elena Boschi che arriva, raggiante, al fianco dell’ex parlamentare Rosa Maria Di Giorgi. C’è Stefania Saccardi, numero due della Regione, renziana più di Renzi stesso tanto da immolarsi, è successo sei mesi fa, in una sfida alle comunali, irta di insidie, con la casacca di Iv. C’è Francesco Bonifazi, colonnello toscano, l’eterno Massimo Mattei, amicone e consigliere. E poi Maurizio Sguanci, Titta Meucci, il giovane Francesco Grazzini a cui Renzi manda una carezza forte dal palco ricordando babbo Graziano, scomparso quasi vent’anni fa.
Tutti ad applaudire il mezzo secolo del leader di Italia Viva che con il suo nEXt ("Sono stato ex tutto, ex sindaco, ex premier, ex arbitro, ex magro...") strizza già l’occhio al suo secondo tempo, con uno smarcamento che cerca nuove fette di campo in cui "ancora giocare" perché "quel 2-3% tra due anni sarà decisivo, abbiamo due anni di tempo per riempire di contenuti questo centro che guarda a sinistra".
Renzi arriva a Varlungo con un bel po’ di ritardo ma ha già il ’colpevole’ in canna.
Digita infatti sullo smartphone di prima mattina che ’i treni da Milano sono bloccati per un guasto e hanno più di un’ora di ritardo’ e che ’si vede che Salvini è rientrato a tempo pieno al Ministero...’ e già si intuisce che arriverà in riva d’Arno carico a pallettoni. E infatti dal palco, prima dell’onda lunga di selfie e abbracci, ne ha un po’ per tutti.
Per la premier Giorgia Meloni ("La fase zen è finita, non siamo sudditi, non stiamo a cuccia"), per l’ex procuratore Luca Turco ("Tre anni di governo non è giusto che siano stati ripagati con sei anni di indagini farlocche e vergognose") ancora per il leader del Carroccio ("Un ministro incapace che attacca un dirigente dell’opposizione dopo che da anni lui è al governo e il sistema dei trasporti e’ impazzito. Qualsiasi cosa accada oggi questo governo dà la colpa a me. Se non fosse una cosa tragica ci sarebbe da ridere...").
Ma è quando rintinge la lingua in Arno e usa il sarcasmo di queste latitudini che i Renzi Ultras battono le mani con più convinzione. Ed ecco l’aneddoto strappa-boato: "Ho visto un ministro di questo governo piangere perchè una studentessa gli ha detto c’ho l’ecoansia – attacca Renzi con piglio ’pieraccionesco’ ho l’impressione che fosse un’attrice, era al festival di Giffoni, ma al di là di questo Pichetto Fratin si è messo a piangere. Ora io mi metto a piangere quando vedo i decreti che fa, perché ha fatto dei decreti per cui oggi non si possono più fare le rinnovabili nel 95% del territorio della Sardegna, non si può più investire sull’innovazione tecnologica...".
Quando gli Alphaville attaccano ’Forever Young’ (cioè, per sempre giovane, che forse al secondo giro degli ’anta’ serve un po’ anche a tirarsi su di morale) Matteo Renzi abbraccia la famiglia, la moglie Agnese, i tre figli Francesco, Emanuele e Ester e soffia su una torta che pare un cerchio di centrocampo.
"Il sogno per me ora? – dice – L’unica cosa che veramente manca nella vita è lo scudetto della Fiorentina. Quello sarebbe tutto, da ogni punto di vista. Politico. Personale, esistenziale, umano. Non è che lo ritenga probabilissimo, ma mai dire mai".
Il sipario è una lunga fila di fan a caccia di pappa al pomodoro, peposo dell’Impruneta e tocchi di pecorino.