FRANCESCO
Cronaca

Renzo Piano, dai Fondamenti Fiorentini al Senato, una Vita di Architettura

Renzo Piano, fiorentino, ha costruito i suoi primi fondamenti di architetto proprio a Firenze, ricevendo numerosi riconoscimenti tra cui il Pritzker Architecture Prize e un asteroide dedicato. Il sindaco Nardella considera di consegnargli le chiavi della città.

Francesco

Gurrieri

Certamente non è un caso che Renzo Piano abbia costruito i suoi primi fondamenti di architetto proprio a Firenze, nella nostra facoltà di Architettura. E credo che non sia casuale il fatto che, proprio nel corso di Elementi di Architettura – allora condotto da Italo Gamberini e Giovanni Klaus Koenig – si avvicinòal problema dell’edilizia sociale e del ruolo delle periferie urbane. Dal 1958 al ’60 il tema di studio fu il nuovo Isolotto. Piano ricorda come “nelle periferie vivono i giovani e c’è quella marginalità, quella sofferenza e quell’energia che sono alla base della speranza di futuro”. E di questo ha fatto un impegno come senatore. Ha varcato da qualche anno la nobile soglia degli ottant’anni, portati splendidamente, ha costruito in tutto il mondo, è stato determinante per l’affermazione della migliore architettura per l’uomo, tenendosi lontano da quell’inutile contorsionismo geometrico che ha caratterizzato molti nuovi grattacieli. Ha realizzato splendidi musei e ospedali in Africa per Gino Strada; ha avuto il Pritzker Architecture Prize del 1998, Compasso d’oro, Legion d’onore in Francia, Royal Gold Medal, e tantissime altre riconoscenze negli Stati Uniti, in Giappone e altrove. E’ Accademico d’onore della nostra Accademia delle Arti del Disegno; nel 2016 gli è stato dedicato persino un asteroide. Ma è sugli anni di formazione fiorentina, prima che si portasse al Politecnico a Milano a finire gli studi, che vorremmo insistere. Le sue prime esercitazioni di rilievo dei monumenti in quel Forte di Belvedere appena riaperto, nei disegni dei monumenti della città, in quell’indimenticabile impatto con la Cupola brunelleschiana che guardava da via de’ Servi. E proprio in questa strada, dal Rigacci, le conversazioni sui migliori attrezzi per il disegno, quando non sapevamo ancora che il computer e i programmi CAD, avrebbero cancellato per sempre quelle arti antiche. Tanti motivi per sensibilizzare il nostro sindaco Nardella, dopo Renato Zero e il ministro Taviani, a considerare la consegna delle chiavi della città al nostro più grande architetto vivente.