Per i suoi 70 anni l’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea apre le porte ai cittadini e ai tanti mondi del lavoro, della formazione e della vita sociale proponendo incontri, riflessioni e percorsi guidati attraverso documenti, lettere, fotografie, volantini e pezzi unici.
Fino a oggi, sui tavoli dell’Istituto, in via Carducci, le lettere di Calamandrei e Salvemini, i biglietti scritti con inchiostro simpatico (con la ricetta per fabbricarlo in casa), la mappa di Firenze del 1944 con annotati i piani per la difesa e anche un oggetto unico, il Vassoio di Ventotene, una tavola a colori che Ernesto Rossi dipinse durante il confino nell’isola nel 1940 che ritrae fra gli altri Sandro Pertini, Umberto Terracini e Altiero Spinelli. Presto il vassoio volerà a Bruxelles, richiesto dal Parlamento europeo per una mostra sulle Elezioni Europee che si apre il 1° febbraio. Sabato 1° dicembre alle 17 chiusura con “Senza storia nessun futuro!” alla Biblioteca delle Oblate, incontro con la partecipazione di Adriano Prosperi e Silvia Salvatici. Modera Francesca Cavarocchi.
L’Istituto nasce a Firenze dieci anni dopo la Liberazione, il 24 ottobre del 1953, nel clima politico del mondo che vive l’equilibrio precario che si crea attorno alla cortina di ferro. Fra i fondatori c’erano esponenti dei partiti che facevano parte del Comitato toscano di liberazione nazionale. Tra loro Carlo Campolmi, Dino Del Poggetto, Enzo Enriques Agnoletti, Mario Fabiani e diversi altri. Oggi è associato all’Istituto nazionale Ferruccio Parri. Con un patrimonio di circa 200 fondi archivistici, dove spiccano nomi come Gaetano Salvemini e Piero Calamandrei, oltre ai vastissimi archivi del movimento di Carlo Rosselli “Giustizia e libertà” e dei Comitati di liberazione nazionale (Cnl) di tutta la Toscana, una biblioteca di circa 55.000 tra volumi e opuscoli e un’emeroteca di oltre 2.000 periodici è un punto di riferimento per gli studiosi.
Duccio Moschella