Firenze, 18 dicembre 2024 – Dopo i presidi sotto la sede della Regione e del Comune di Firenze, la protesta pacifica dei caregiver prende forza: la petizione lanciata su Change.org è passata da 1.800 a 38.000 firme in pochi giorni. Indirizzata al presidente regionale Eugenio Giani, racconta una lotta quotidiana di centinaia di “portatori di cure” che assistono i propri cari, malati cronici in casa, finché non possono più farcela.
E allora inizia una nuova battaglia fatta di burocrazia, ricerca di un posto in una Rsa, costi proibitivi e risorse insufficienti con famiglie ridotte sul lastrico e la necessità di trovare soluzioni rapide pur di garantire le cure ai propri congiunti. Come Giovanna Nicotra, costretta ad allontanarsi dall’amata madre, che sarà trasferita fuori regione, pur di poterle pagare l’assistenza.
“Fino a pochi mesi fa – racconta –, mia mamma era autosufficiente, nonostante i quasi 90 anni. Da un giorno all’altro ha perso ogni autonomia per una doppia emorragia cerebrale per la quale è stata sottoposta a un intervento chirurgico”.
A casa, spiega, “non potevamo più curarla adeguatamente e così abbiamo trovato posto in un’ottima Rsa a pochi chilometri da qui dove ha recuperato alcune facoltà, tra cui la capacità di nutrirsi”. Ma la quota è tutta sulle spalle della famiglia: “Siamo tre figli e questo toglie punti a mamma nella lista d’attesa. Siamo al 103° posto, ma probabilmente scaleremo ancora in giù. Tra tutti fatichiamo a mettere insieme i 3300 euro che servono mensilmente, più i 3600 di caparra che abbiamo dovuto anticipare quando è entrata in struttura”.
La pensione della mamma – che fu la prima infermiera donna a lavorare in un reparto psichiatrico maschile – unita alla reversibilità del marito defunto, non copre neanche un terzo della retta mensile, “ed è umiliante per lei, davvero non dignitoso”.
Giovanna vive a Campi Bisenzio e deve anche ancora finire di ripristinare i danni dell’alluvione del novembre 2023 (“Non sarà facile ottenere un rimborso anche parziale – sa perfettamente –, anche perché finora non avevamo mai chiesto l’invalidità per mamma, nonostante ne avesse diritto. Ora è tutto complicato”).
Non le resta che cercare una struttura che costa meno: “In Lombardia o in Umbria andremmo a pagare 1700-1800 euro al mese. Ma mamma sarà lontano, non potremo andare a trovarla spesso”. Giovanna finora ha provato a resistere: “Mi piange il cuore e mi sento in colpa, quasi come se la abbandonassi. Quando vede noi figli è felice. Ma così non è possibile andare avanti: a gennaio mi metterò alla ricerca di un posto a chilometri e chilometri da casa, lontano dai suoi affetti”.
Giovanna Nicotra è tra le prime firmatarie della petizione in cui i familiari dei pazienti cronici chiedono il potenziamento delle ore di assistenza, contributi per badanti estesi a tutti i Comuni toscani senza distinzioni e la creazione di nuovi centri diurni e cohousing per i malati. Le famiglie invocano anche la creazione di un fondo regionale per finanziare ristrutturazioni di appartamenti e renderli adatti a persone con disabilità, oltre a un aumento delle quote sanitarie.