REDAZIONE FIRENZE

Riccio e il lato umano del genio Puccini, Bizet & co al Teatro romano

All’Estate Fiesolana il performer fiorentino e l’Orchestra della Toscana protagonisti de "I fiati all’opera"

Riccio e il lato umano del genio Puccini, Bizet & co al Teatro romano

La 76ª Estate Fiesolana apre agosto con le orchestre. Si parte stasera (ore 21,15) con "I Fiati all’Opera" di Alessandro Riccio, la prima fortunata produzione di teatro musicale dell’Orchestra della Toscana. Il grande classico dello spettacolo musicale dell’Ort arriva per la prima volta al Teatro Romano di Fiesole, già scena di spettacoli come "Ti racconto Don Giovanni" e "Gli Anni Verdi", che da anni avvicinano la musica classica a un pubblico sempre più ampio e di tutte le età, con repliche in tutta la Toscana. Lo spettacolo è, quindi, l’occasione per scoprire da dove ha avuto inizio questo successo che ha consolidato negli anni la collaborazione tra Alessandro Riccio e l’Orchestra della Toscana dal 2016 a oggi. In questo spettacolo troviamo l’attore e performer fiorentino, indossare letteralmente i panni dei compositori Mozart, Rossini, Bizet e Puccini, vittime delle proprie paure e delle idiosincrasie di ogni essere umano.

L’umanità di questi personaggi è la cifra stilistica dello spettacolo: con ironia e leggerezza, Riccio li immagina andare dal dottore, ciascuno per un motivo diverso e realmente documentato da una ricerca storica, che l’attore ha condotto per la scrittura dello spettacolo. Mozart è iperattivo, come non pensare alle sue oltre 626 opere composte nella sua breve vita, Rossini è obeso, amava la buona cucina e scriveva ricette, Bizet è timido, la sua ansia lo portò a bruciare parte delle sue composizioni, Puccini ha un problema con il fumo, era molto regolato nel mangiare e nel bere, ma fumava anche ottanta sigarette al giorno. Rapidi cambi d’abito materializzano i personaggi sul palco, che, con le loro fragilità stupiscono e divertono il pubblico, avvicinandolo, attraverso l’ironia, a questi mostri sacri che fanno parte del nostro Dna culturale, in Italia e in Europa. "Così accade la magia: ogni spettatore riconosce le arie d’opera più celebri di tutti i tempi, e in quel momento la musica classica si libera dalla sua parvenza elitaria per diventare pura emozione", sostiene Riccio.

Barbara Berti