Quel momento alla fine era arrivato. Doveva ricominciare a camminare da solo. Un po’ ogni giorno, aiutandosi con quelle due stampelle a treppiede. Gli sembrava di avere davanti una vita nuova. Era una bella cosa, avrebbe dovuto essere contento.
Verso le sette di sera s’infilò il cappotto e un passo dopo l’altro uscì sul pianerottolo. Quando entrò nell’ascensore si sentiva già stanco. Poteva fare tutto con molta tranquillità, sua moglie non era ancora tornata. Scese a piano terra. Sorretto dalle stampelle uscì dal palazzo, uno dei tanti costruiti in quella periferia estrema che confinava con la campagna.
Si fermò un attimo a riprendere fiato e guardò il punto dove aveva deciso di arrivare, il grande viale dove il traffico scorreva continuo e veloce. Da casa sua dovevano essere almeno un centinaio di metri, forse anche centocinquanta. La sua nuova vita stava per cominciare.
Fra lui e il viale c’era un enorme slargo con dei giardinetti comunali e uno stradone dove non passava quasi nessuno. I lampioni erano altissimi, con le lampadine gialle. Nell’aria fredda stagnava una nebbiolina appiccicosa. In lontananza si vedevano le luci di un centro commerciale, forse il più grande della regione.
Fece un sospiro e cominciò a mandare avanti un piede dopo l’altro, lungo il vialetto condominiale. Si sentiva emozionato, ma anche un po’ teso. "Non deve assolutamente cadere" aveva detto il fisioterapista. Quella specie di mago era riuscito a rimetterlo in piedi in pochi mesi. Un miracolo.
Dopo l’incidente, lui si era convinto che non avrebbe mai più potuto camminare. Anche sua moglie e tutti i suoi parenti ne erano convinti, anche se avevano sempre recitato la commedia. Ma i loro sguardi parlavano più delle loro parole. Ma in fondo avevano ragione. Sperare era difficile.
Nemmeno a vent’anni sarebbe stato facile rimettersi da un incidente del genere, e lui ne aveva quasi sessanta. Un camioncino era passato col rosso e aveva preso in pieno la sua macchina. Non si ricordava nient’altro. A un certo punto aveva aperto gli occhi e aveva visto una parete bianca. Non riusciva a muoversi. Non capiva cosa stesse succedendo.
Poi aveva visto apparire una faccia sconosciuta. "Mi sente?" aveva chiesto una voce. Lui era riuscito a dire di sì e lo sconosciuto sembrava soddisfatto. Poi più nulla. Quando aveva ripreso conoscenza, fuori c’era il sole. Si sentiva così debole che non riusciva nemmeno a parlare.
Nei giorni successivi, un po’ alla volta, gli raccontarono com’era andata la faccenda. Era arrivato in ospedale clinicamente morto, ma i medici non si erano arresi e lo avevano ripreso per i capelli. Era stato in coma qualche settimana, e aveva subito diverse operazioni alla colonna vertebrale e alle gambe.
"Camminerò?" aveva chiesto lui una mattina. Il medico gli aveva detto con franchezza che era ancora presto per sapere se sarebbe guarito completamente o se invece…
Uscì dal giardino condominiale e proseguì sul marciapiede in direzione del viale. L’aria puzzava di macchine e il freddo entrava sotto i vestiti, ma lui doveva soltanto camminare fino a quel lampione laggiù. Dopo più di un anno adesso poteva di nuovo stare in piedi da solo. Era davvero come rinascere.
Aveva piovuto da poco, e per terra era ancora bagnato. Guardò il cielo. Era coperto senza speranza. Se avesse ricominciato a piovere si sarebbe inzuppato fino alle ossa. Una tartaruga sarebbe stata più veloce di lui.
I primi tempi in ospedale erano stati duri. Non aveva forze, e doveva essere assistito di continuo. Sua moglie faceva il possibile, ma non poteva certo smettere di andare a lavorare. Lui si ritrovava spesso da solo, a guardare il soffitto. Pensava, ricordava il passato, immaginava il suo futuro su una carrozzella. E a volte piangeva.
Quando aveva bisogno di fare pipì suonava il campanello. Per ogni minima cosa dipendeva dalle infermiere, e la più vecchia poteva essere sua figlia. Questa cosa lo faceva sentire molto male. Lui era abituato a cavarsela da solo, a camminare sulle sue gambe, a decidere. Quella condizione era troppo umiliante. Ma non poteva farci nulla, il suo corpo non rispondeva. E poi gli mancavano le forze. L’unica cosa che poteva fare era sperare di riavere presto le sue gambe. Era pieno di cicatrici, ma le operazioni erano andate bene.