MARCO VICHI
Cronaca

Ricordando i tempi di Tatatà

La libreria Tatatà di via Santa Maria a Firenze non esiste più, ma ne voglio parlare lo stesso, perché non...

La libreria Tatatà di via Santa Maria a Firenze non esiste più, ma ne voglio parlare lo stesso, perché non tutto è finito… Anzi, la faccio raccontare a Fiamma, dall’inizio alla fine, o meglio dalla fine all’inizio: "Camminiamo con Miguel in via De Serragli, è una mattina di novembre inondata di sole. Miguel comincia a raccontarmi perché stiamo andando a Palazzo Vecchio: ‘Ti ricordi una certa Libreria Tatatà, dove c’era una libraia, Fiamma, che organizzava colazioni nel giardino segreto dell’Oltrarno?’ Il giardino e l’Oltrarno sono i punti in comune tra me e Miguel: per qualche anno abbiamo portato libri per i bambini al giardino. Ma non solo, ci sono anche le colazioni creative ‘importate’ da NY, che nella bella stagione si trasferivano nel giardino che Miguel la mattina apriva per noi. ‘Sì certo, Miguel, mi ricordo.’ ‘E Bella? Te la ricordi Bella?’ ‘Bella, la studentessa americana?’ Abbiamo appena saputo del nuovo presidente americano, che poi è quello vecchio. Bella ha preso la cittadinanza italiana e ci aspetta in Palazzo Vecchio, insieme ad altri artisti, un po’ americani e un po’ italiani. Sono lì per chiedere al Comune che il convento dei Carmelitani Scalzi di via Palazzuolo rimanga destinato a uso pubblico, per chiedere di poter interloquire con la proprietà, per fare in modo che accolga botteghe e residenze per gli artisti, e anche che la corte del convento possa diventare un giardino fruibile dagli abitanti di quel pezzetto del centro storico, che è meno verde del nostro Oltrarno…

"Ecco, la storia della libreria Tatatà possiamo raccontarla al contrario, partendo da quello che rimane, ovvero una rete di persone che continuano a fare attivismo - dal basso e non - nel quartiere Oltrarno. Rimangono le persone, ma il portone della libreria invece è chiuso. Nel 2017 sul portone del fondo in via Santa Maria (di proprietà di Montedomini) c’era il cartello: ‘Affittasi garage’. Avevamo risposto a un bando, riuscendo poi a trasformare la destinazione d’uso del fondo per poter aprire una libreria. C’è una foto tra le tante dell’apertura: N. cavalca la ‘Poderosa’ della nonna di S., in vetrina, tirata a lucido con l’aiuto di amici e parenti, in un equinozio mite. Sul manubrio della motocicletta è appoggiata una copia de ‘I diari della motocicletta’. All’ingresso avevamo trascritto l’insegnamento che Enzo Bianchi diceva di aver ricevuto da suo padre: ‘Nella vita fai piuttosto la fame, ma fai dei viaggi, compra dei libri… e non manchi un fiore sul tavolo’. Un invito che avevamo fatto nostro, aprendo una libreria in un buco nero dell’Oltrarno. Libri ancora ce n’erano davvero pochi. Il primo l’aveva comprato il fioraio, che aveva consegnato un mazzo di fiori di un amico, mentre finivamo di allestire. Il primo viaggio l’abbiamo fatto a Oriente: testi tratti dal libro ‘Ore giapponesi’ di Fosco Maraini, una prima edizione del 1957. "Con Bella usciamo felici da Palazzo Vecchio, con una mozione passata: ce l’abbiamo fatta. Lei mi chiede che ne è stato dell’ex-garage, vicino al giardino dove facevamo le colazioni creative, quando il gatto scendeva dal primo piano e si accoccolava sulle sedie".