GIOVANNI PALLANTI
Cronaca

Ricordando. Leonardo Pinzauti

Quest’anno è il decimo anniversario della scomparsa di Leonardo Pinzauti, critico musicale de La Nazione, professore di Storia della musica...

Quest’anno è il decimo anniversario della scomparsa di Leonardo Pinzauti, critico musicale de La Nazione, professore di Storia della musica al Conservatorio Cherubini, intellettuale cattolico molto vicino a Giorgio La Pira e ad Ettore Bernabei, già direttore del quotidiano Il giornale del mattino, e poi della prestigiosa Rivista musicale edita dalla Rai. Nato nel 1926 da una famiglia operaia, si laureò con il professor Fausto Torrefranca in Storia della musica, di cui diventò assistente negli anni ’50. La critica musicale di Pinzauti su La Nazione, era una cattedra da cui impartiva, insieme alle critiche delle opere liriche e dei concerti sinfonici, delle vere e proprie lezioni di storia della musica. Con una scrittura elegante e chiara nello spiegare su un quotidiano alcuni complessi passaggi della vita di autori e interpreti. Pinzauti è stato il primo in Italia a riconoscere il talento straordinario del giovanissimo Riccardo Muti, che difese anche in alcuni momenti critici della vita del Maggio musicale fiorentino, quando il maestro, oggi celebre, si contrappose alla nomina di un direttore artistico proposto dal Partito socialista, che non era musicista, ma professore di Storia della musica all’università di Perugia.

Fu una lunga battaglia, che Muti vinse grazie al fondamentale contributo di Pinzauti. Grande estimatore dei direttori d’orchestra del ’900, aveva una particolare predilezione per Arturo Toscanini. E tra i cantanti il tenore Giuseppe Di Stefano e la grandissima Maria Callas, che diventò celebre debuttando al Maggio fiorentino. Parlando di Leonardo Pinzauti, di cui sono stato molto amico, mi accorgo che bisognerebbe avere la penna dei Stephan Zweig, per descrivere il clima culturale e musicale di una Firenze che ormai non c’è più. Infine qualcosa che pochi sanno: spesso con l’ex direttore de La Nazione, Marcello Mancini, parliamo degli scritti politici di Pinzauti quando era direttore del Giornale del mattino. Erano precisi, taglienti, e spiegavano, come poi fece per La Nazione scrivendo di musica, i passaggi più difficili della politica italiana e internazionale degli anni ’60, con un piglio kennediano, che è difficile dimenticare.