Il 26 dicembre 1914 nasceva il grande poeta fiorentino Alessandro Parronchi, morto il 7 gennaio 2007. L’ho conosciuto molto bene, e credo sia giusto ricordare il centodecimo anniversario della nascita di questo studioso di Michelangelo, di Paolo Uccello e di Piero della Francesca, che tanto ha significato per la storia culturale di Firenze e dell’Italia. Parronchi, insieme a Mario Luzi e Piero Bigongiari, rappresentano il trio di punta della poesia ermetica di cui fu teorico e critico Carlo Bo, come Luzi nominato senatore a vita e rettore dell’Università di Urbino, dove chiamò Parronchi a insegnare storia dell’arte. Amico di Vasco Pratolini, del pittore Marcucci, di Ottone Rosai e dello scultore Venturino Venturi, è stato un protagonista dell’arte e della cultura letteraria dagli anni Trenta del Novecento fino alla sua morte. Quando nel 1991 morì Vasco Pratolini, Parronchi venne a trovarmi in Palazzo Vecchio, ero assessore ai Lavori pubblici, e mi disse: "Lei deve trovare modo di sistemare la tomba di Pratolini al cimitero delle Porte Sante". Sorpreso, mi interrogai senza trovare una risposta, su questa perentoria richiesta diretta a me e non al sindaco Morales. Scoprii tutto quando uscì un libro di poesie di Parronchi, Diadema, con questa dedica: "A Giovanni Pallanti, politico illuminato, stimatissimo dal mio amico Vasco Pratolini". Fu un colpo semimortale, che mi turbò per molto tempo: Parronchi testimoniava che lo scrittore comunista Pratolini, già candidato al Nobel per la Letteratura, era un mio sostenitore per le tante battaglie fatte in Palazzo Vecchio per il buon governo della città. Quando Parronchi compì 90 anni, nel 2004, ci fu una grande cerimonia alla Pergola, con il gonfalone della città e il sindaco Domenici. Parronchi, assieme all’amata moglie Nara, chiese a me di fare il discorso celebrativo. Una delle cose più belle che mi sia mai capitata.
CronacaRicordiamo il poeta Parronchi