Firenze, 25 settembre 2024 – Approvato non significa omologato. Perciò la multa dell’autovelox è da annullare. Con poche pagine e una motivazione che potrebbe fare scuola per molti altri ricorsi, il giudice Massimo Maione Mannamo della seconda sezione civile del tribunale di Firenze ha respinto l’appello del Comune di Firenze dopo la prima decisione del giudice di pace. In entrambi i gradi di giudizio la sentenza è stata granitica, addentrandosi con piglio accademico sull’uso delle parole: “Omologazione e approvazione non sono sinonimi, e sono procedimenti tra loro distinti, in quanto aventi caratteristiche, natura e finalità diverse”. E in tema di violazione del codice della strada “per il superamento del limite della velocità – si legge ancora –, è illegittimo l’accertamento eseguito con apparecchio approvato ma non omologato”.
A essere ’bocciato’ – in quanto solo approvato da parte della pubblica amministrazione – è l’autovelox in viale Matteotti. Mentre a portare davanti ai giudici la questione, è stato l’avvocato, nonché ’vittima’ stessa del rilevatore fuorilegge, Roberto Tartagli. Il verbale di infrazione è di poco conto, l’auto viaggiava a 61 chilometri orari e la multa è di circa centosessanta euro. Più impattanti sono invece le conclusioni che il giudice trae: “La preventiva approvazione dello strumento di rilevazione elettronica della velocità – spiega – non può ritenersi equipollente, sul piano giuridico, all’omologazione ministeriale”. Perché? Semplice, il procedimento di approvazione dell’autovelox costituisce “un passaggio propedeutico al fine di procedere all’omologazione”. E perché quest’ultima è una prassi di natura ministeriale, che prevede anche un test tecnico per garantire la perfetta funzionalità e la precisione dello strumento. Dall’altra parte, l’approvazione non richiede la “comparazione del prototipo con caratteristiche ritenute fondamentali o con particolari prescrizioni previste dal regolamento”.
Cosa succede adesso? Il rischio è una valanga di ricorsi, che potrebbe andare a intaccare il tesoretto da 23 milioni di euro che Palazzo Vecchio ha incassato nel 2023 dagli autovelox.
Vero è che la sentenza non è applicabile urbi et orbi, ma lo stesso Comune di Firenze, in una nota datata fine aprile, ha ammesso che gli autovelox fiorentini “in funzione sono approvati e non omologati anche perché per la procedura di omologazione, come previsto dall’articolo 142 del Codice della Strada del 1992, servivano decreti attuativi mai emessi”.