Rider morto Fine indagini "Il suv andava a 70 all’ora"

E’ stata riconosciuta anche una parte di responsabilità alla vittima "Avrebbe dovuto dare la precedenza a chi proveniva nel senso opposto".

Rider morto Fine indagini  "Il suv andava a 70 all’ora"

Rider morto Fine indagini "Il suv andava a 70 all’ora"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Viaggiava a settanta all’ora, dritto in direzione del centro città, il Range Rover scuro con cui si scontrò lo scooter del rider Sebastian Galassi. E nonostante avesse avuto il tempo di fermarsi per il giallo - come fece un taxi che viaggiava nella sua stessa direzione, nella corsia a fianco -, il conducente oltrepassò ugualmente il semaforo quasi rosso scontrandosi così con il rider che, dalla direzione di marcia opposta al suv, voleva girare a sinistra.

Ma le conclusioni della superconsulenza, ordinata dal pubblico ministero Fedele Laterza all’ingegner Dario Vangi, lasciano un margine anche alla difesa del conducente del mezzo che travolse e uccise Sebastian: il 26enne, che doveva immettersi in via Gobetti per andare a ritirare il cibo al fast food, avrebbe dovuto comunque dare la precedenza alle auto che arrivavano nel senso opposto al suo, prima di intraprendere la virata. Anche a quel suv che procedeva oltre i limiti di velocità.

Ma il povero Sebastian si ritrovò invece in mezzo all’incrocio proprio mentre il Range Rover lo attraversava : forse perché tradito dall’altra auto che contrariamente al Suv si era fermata, o forse perché il suo lavoro di fattorino gli imponeva di fare in fretta. All’automobilista, 27 anni, di Scandicci, viene contestato l’omicidio stradale, comprensivo però del Settimo comma, che dice: "qualora l’evento non sia esclusiva conseguenza dell’azione o dell’omissione del colpevole, la pena è diminuita fino alla metà".

Adesso, che la documentazione è depositata agli atti, a cinque mesi di distanza dalla tragedia, la procura si appresta anche a chiudere le indagini.

Era il primo ottobre, sabato sera. Sebastian, che con le consegne per Glovo alleggeriva il padre Riccardo dalle spese per i propri studi, anche quella notte era in sella all’Honda Sh a distribuire le cene.

L’impatto, al centro di via De Nicola, proprio in mezzo all’incrocio, fu fortissimo. Tremendo: Sebastian venne sbalzato di diversi metri e anche il suo cubo, che portava alle spalle come uno zaino, volerà via per diversi metri.

Il giovane rider, che sognava di diventare graphic designer e amava giocare a calcetto con gli amici di sempre, lottò per una notte a Careggi. La notte successiva, la notizia che nessuno avrebbe mai voluto sentire.

La morte di Galassi è servita almeno ad accendere i riflettori sulle condizioni di lavoro di questa categoria. I rider, guidati da un algoritmo, esposti ai rischi della strada per pochi euro ogni consegna, incrociano anche le braccia, dopo quel dramma.

Ma la stessa storia di Sebastian, ebbe un risvolto paradossale: la società di delivery lo “licenziò“ perché la sua ultima consegna non risultò essere stata portata a termine.

La famiglia Galassi ha donato quanto raccolto in occasione del funerale di Sebastian all’associazione Lorenzo Guarnieri, altra giovane vittima della strada.