Firenze, 23 agosto 2024 - Almeno una decina di lavoratori Just Eat richiamati e sanzionati perché “poco produttivi”. A ritenerli tali, però, è un algoritmo. Così protesta la Filt Cgil Firenze, che ritiene “inaccettabili le contestazioni”, che non tengono conto delle “reali condizioni di lavoro, e delle diverse caratteristiche fisiche” dei lavoratori.
“Gli algoritmi utilizzati per calcolare le percorrenze e i tempi di consegna - spiega Stefano Gorelli, della Filt Cigl - ipotizzano infatti percorsi presumibilmente più rapidi, senza considerare la topografia della città e senza valutare quali siano i percorsi più sicuri in base al traffico, alle caratteristiche delle strade e tutte le variabili che possano sussistere. In molti casi i tempi calcolati da Scoober, che è l’applicazione usata da Just Eat per gestire l’organizzazione del lavoro, non risultano compatibili con gli itinerari consigliati. Ciò crea eccessive pressioni a chi svolge il proprio lavoro utilizzando un mezzo a motore, spingendolo a correre più del dovuto esponendolo così ad eccessivi rischi per la propria indennità psicofisica, mentre per quanto riguarda i lavoratori che usano le bici classiche, spesso si va ad aggiungere l’impossibilità di rispettare la produttività richiesta se non si è atleti professionisti”.
Tra questi c’è ad esempio Bruna, a cui è arrivata una sanzione, con depennamento di tre ore di lavoro, perché con la sua bici non assistita non ha tenuto una media di 26 chilometri orari per una consegna a oltre sei chilometri di distanza. Media che, per inciso, sarebbe degna di un ciclista discretamente allenato che va in giro su una bici da corsa. Gli algoritmi, evidenzia la Cgil, non tengono conto nemmeno “delle pause obbligatorie che le lavoratrici e i lavoratori devono fare per mitigare i rischi causati dal lavoro in esterno, con le alte temperature o con una condizione climatica avversa".
A ciò, sottolinea il sindacato, si aggiunge l'estensione delle zone di consegna che costringe i rider a percorrere distanze sempre maggiori, portandoli sempre più spesso a spostarsi da un capo all'altro della città, andando ad aumentare di fatto la fatica, lo stress e l'esposizione a rischi stradali, vista anche la scarsità nell’area fiorentina di percorsi ciclabili adeguati.
E, pena pagamento di una sanzione, c’è chi si trova così ad accettare consegne “che prevedono distanze significative nonostante la stanchezza accumulata e le alte temperature di questi giorni o a ridosso del fine turno senza che vengano ascoltate le eventuali motivazioni che impediscono ad un lavoratore di effettuare ore straordinarie. Infine, la Filt Cgil denuncia lo “scorretto indennizzo del rimborso chilometrico previsto da contratto, creando così anche un danno economico ai lavoratori che in molti casi utilizzano il proprio mezzo per lavorare”.
“Spiace constatare - fa presente Gorelli - dopo un periodo dove le corrette relazioni industriali stavano portando ad importanti risultati, l’inesorabile regresso nelle condizioni lavorative dei rider di Just Eat registrato nell’ultimo anno”. “In questi mesi - conclude - nulla è cambiato nonostante i ripetuti incontri dove abbiamo chiesto l’annullamento delle contestazioni per ‘low performance’, il corretto calcolo delle distanze percorse ai fini di un corretto rimborso chilometrico, la riduzione delle zone di consegna, una maggiore sensibilità nei confronti di quei lavoratori che per giustificati motivi non riescono ad allungare il proprio orario di lavoro ed il recepimento delle linee guida di Inps, Inail e Regione Toscana su come mitigare i rischi del lavoro all’aperto con le temperature”.
La replica di Just Eat: “Sempre pronti al dialogo, i rider lavorano in sicurezza e secondo accordi”
Risponde alla Filt Cgil Just Eat, che “intende precisare che ha sempre mantenuto un dialogo aperto e costruttivo con le organizzazioni sindacali, e continua a farlo” e che “l'azienda è impegnata a migliorare continuamente il trattamento dei rider, sia in termini di sicurezza che di condizioni di lavoro”. Specificatamente invece ai lavoratori sanzionati, “le contestazioni recentemente recapitate - sottolinea la multinazionale del food delivery - hanno riguardato una percentuale ridotta della flotta, individui che si sono distinti per comportamenti sistematicamente poco collaborativi e non allineati con le esigenze aziendali. Queste misure sono state adottate solo dopo ripetuti tentativi di dialogo e confronto con i lavoratori coinvolti, e rappresentano l'ultimo passo di un processo lungo, aperto e trasparente”. “Le procedure aziendali sono studiate per garantire un ambiente di lavoro sicuro ed equo, considerando tutte le possibili variabili che possono influenzare il lavoro su strada. Just Eat ha sempre avuto, ed ha, come priorità - prosegue l’azienda - la sicurezza dei propri rider”.
In riferimento al caldo, durante i mesi estivi, quando le temperature sono particolarmente elevate, Just Eat specifica di aver implementato “un protocollo di emergenza che permette ai corrieri di richiedere pause addizionali per recuperare dal caldo e dalla fatica e che l'azienda “è costantemente in allerta rispetto alle ordinanze meteo e segue tutte le direttive istituzionali per tutelare la salute dei propri lavoratori”. Infine, sottolinea che “gli indennizzi relativi al rimborso chilometrico sono stati determinati in pieno accordo con le rappresentanze sindacali, nell'ambito della contrattazione di secondo livello e l'azienda rispetta pienamente tutti gli accordi e le normative vigenti”.