
Prima nel 2020 il fallimento della storica azienda dell’abbigliamento denim e casual fondata a Prato, primo dopoguerra e una decina d’anni più tardi spostata a Barberino di Mugello. Un anno più tardi, giugno 2021, il crac della Holding ’G.Brand Spa’ che controllava l’azienda. Però Rifle (fucile) il glorioso marchio del denim e del casual italiano che impallinò anche i Levi’s, è destinato a vivere. Giovedì 17 marzo alle 12 nell’ufficio del giudice delegato Rosa Selvarolo, presente il curatore fallimentare Riccardo Cipriani la vendita (a procedura competitiva disposta il 28 dicembre) del ’portafoglio marchi Rifle’ con tutte le protezioni di legge. Chi vorrà partecipare alla gara dovrà presentare offerta in busta chiusa e sigillata alla cancelleria fallimentare del Tribunale di Firenze entro e non oltre le 12 del 16 marzo. Il curatore raccoglierà altre eventuali offerte. Prezzo base: 4.098.360,66. Gli è già pervenuta una offerta per questo importo preso dunque a base d’asta. In mancanza di altre offerte valide e più elevate, il marchio sarà aggiudicato al soggetto che ha messo sul piatto poco più di 4 milioni. In caso di gara si andrà per aumenti minimi di 50mila euro; se nessuno degli offerenti intenderà partecipare alla gara, bene aggiudicato all’offerta più alta. Alla vendita del marchio – come prima quello della Fiorentina, e più di recente delle Giubbe Rosse – si è arrivati dopo l’ultima gestione, a partire dal settembre 2017. Non è andata.
Rifle ha significato per decenni made in Italy, quello vero. L’avventura cominciò con Giulio Fratini, campigiano: comprava i vestiti dei soldati Usa e li rivendeva come stracci a Prato. Scoprì quella tela, strana ma dannatamente comoda e multiuso. Fiutò l’affare e col fratello andò negli Usa, a Greensboro dove veniva prodotto il denim che lui voleva importare. Nel ’49 i due fratelli Fratini fondarono l’azienda a Prato: la Confezioni Fratini. Dieci anni, nel ’58 la nuova sede e il nome marchio. A Barberino (fine anni ’60) 600 dipendenti e 6 catene di produzione. La Rifle, "raifol", letto così diventò Super Rifle spa. Nei ’90 si producevano 10 milioni di jeans all’anno diretti in Svizzera, Regno Unito, Israele e Paesi Bassi Russia. Nel ’88 la vendita nei magazzini Gum di Mosca di 3 milioni di capi. La produzione chiuse a marzo ’99. Nei primi Duemila il management tentò il rilancio di marchi italiani decaduti. Ma le difficoltà non furono superate. Nel 2012 la liquidazione della società, la creazione di Rifle srl, controllata sempre dalla famiglia Fratini. Il 1 ottobre 2020 fallimento, esercizio provvisorio e liquidazione (febbraio 2021) di 70mila pezzi a pochi euro l’uno.
giovanni spano