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Cronaca

Riforma Valditara, i presidi fiorentini: “Latino e Bibbia? Visione nostalgica. Ecco cosa servirebbe”

Separazioni conflittuali, difficoltà socio-economiche, abuso di social e genitori fragili: “La scuola è in prima linea nel fronteggiare queste problematiche, ma con strumenti insufficienti”

Una lezione a scuola

Una lezione a scuola

Firenze, 16 gennaio 2025 - “Altro che latino e Bibbia. Qui ci servono gli psicologici, per gestire il crescente disagio dei nostri alunni”. Non ha alcun dubbio la dirigente dell'istituto comprensivo Beato Angelico, Paola Mannara, che lancia un vero e proprio sos. "Ogni ministro ci cambia le carte in tavola, ma il problema più urgente che viviamo ogni giorno è la fragilità crescente tra gli alunni. Un terzo di loro ha bisogno di piani didattici personalizzati, e le situazioni di svantaggio socio-economico e familiare sono in aumento dopo il Covid”.

Proprio ieri il ministro Valditara ha annunciato la sua riforma della scuola, che prevede il ritorno del latino alle secondarie di primo grado (ma non obbligatorio), introduce nei programmi la Bibbia e concentra lo studio della storia su quella dell’Occidente. La preside Mannara scuote la testa: “I veri problemi sono altri”.

Separazioni conflittuali, difficoltà economiche, genitori fragili: la scuola, sottolinea la dirigente della Beato Angelico, è in prima linea nel fronteggiare queste problematiche, ma con strumenti insufficienti. "Noi lo psicologo lo paghiamo con i fondi della scuola, che però sono pochi anche perchè molte famiglie non danno il loro contributo volontario. Avremmo bisogno di più ore e di più psicologi. Facciamo il possibile, ma le richieste sono tante e le risorse insufficienti. Abbiamo sempre più genitori che ci chiedono un colloquio col nostro psicologo. Questa figura professionale andrebbe istituzionalizzata, perchè la fragilità è ormai una realtà trasversale. Abbiamo bisogno di un supporto maggiore perchè queste situazioni di difficoltà, di vario genere, negli ultimi anni si sono moltiplicate”. Talvolta, prosegue Mannara, “lo svantaggio socio-economico si traduce in difficoltà di apprendimento”. Non solo. “Molto probabilmente il disagio è accresciuto anche dall’abuso dei social da parte dei ragazzini”. Insomma, una situazione difficile e delicata. Eppure, i comprensivi sono sempre più aperti anche di pomeriggio. Grazie ai fondi del Pnrr, ci sono corsi di lingua, percorsi sul digitale, attività anti-dispersione e corsi sportivi. Ma evidentemente tutto questo non basta.

Per quanto riguarda la reintroduzione del latino, la dirigente dell'istituto comprensivo Vespucci, Francesca Cantarella, è perplessa: “Potrebbe essere un’opportunità interessante, ma è meglio che resti opzionale. Noi abbiamo tanti alunni stranieri, che già devono imparare l’italiano, l’inglese, lo spagnolo…. Inserire anche il latino mi pare complicato”. Per il resto, la dirigente preferisce al momento non pronunciarsi. 

Laura Guido, dirigente dell’istituto comprensivo Compagni-Carducci, ci tiene a sottolineare che “noi già da anni offriamo corsi extracurriculari di latino, per i ragazzi dell’ultimo anno”. “Anche la musica è da sempre una nostra priorità, tra progetti che abbracciano sia l’infanzia che la primaria e lo studio della storia della musica in quarta e quinta”. E la Bibbia? “Aspetto di vedere le linee guida”, non aggiunge altro la preside. Anche lei conferma quanto sia necessario supportare psicologicamente alunni e docenti. “Accanto alle discipline, serve una grande attenzione all’aspetto psicologico-emotivo e relazionale. Abbiamo progetti mirati su disturbi alimentari, metodo di studio, ansia da interrogazione. Mettiamo a disposizione uno sportello per docenti e studenti, oltre ad un supporto specifico per l’esame di terza media. Il disagio va affrontato su più livelli e noi facciamo davvero quanto più possibile”.

Decisamente critico sulle novità annunciate dal ministro è Osvaldo Di Cuffa, preside dell’Iis Sassetti-Peruzzi: "Mi sembra una visione nostalgica della scuola di un tempo, con l’idea che quella di oggi non formi più. Ma non è vero: la scuola fa il suo lavoro e questa critica generalizzata mi sembra poco consapevole di quello che accade nelle aule". Sul latino, Di Cuffa ammette il valore della disciplina: "Io stesso l’ho studiato al liceo e mi ha aiutato molto nella comprensione dell’italiano". Ma renderlo facoltativo gli sembra un errore: "Se è importante, perché non renderlo obbligatorio per tutti? Altrimenti diventa un orientamento classista: un modo per preparare solo alcuni studenti ai licei, mentre agli altri si lasciano altri tipi di percorsi”. Di Cuffa spara poi a zero sulla revisione dei programmi di storia: "Va bene sottolineare l'importanza delle radici culturali, ma ridurre l’orizzonte della storia a quella italiana e occidentale significa fornire una visione parziale. La storia è quella dell’umanità, non solo dell’Occidente". Sulla poesia, invece, il preside si dice favorevole, ma sottolinea che già oggi nelle scuole si studia: "Non è una riscoperta, come sembra voler suggerire il ministro”.