Si accende il dibattito sulla legge regionale dedicata alle "aree idonee", che servirà cioè a individuare le zone adatte all’installazione di impianti da fonti rinnovabili, per incrementarne il peso. La norma, che dovrebbe approdare in Consiglio regionale proprio in questo gennaio, ha portato a prese di posizione molto diverse, fra chi chiede di tutelare determinati territori e chi domanda più potere per i sindaci. E proprio su quest’ultimo tema è intervenuto ieri anche l’Ordine degli Ingegneri.
"La legge sulle aree idonee annunciata dall’assessora regionale Monia Monni ci convince in larga parte – dice Stefano Corsi, coordinatore della Commissione ambiente ed energia dell’Ordine di Firenze - ma a nostro avviso rimangono alcuni nodi da risolvere, soprattutto nel rapporto con i Comuni. Servono norme uguali per tutti, omogenee, che garantiscano le stesse tempistiche e procedure".
Ma come trovare, concretamente, un equilibrio fra le richieste di maggior potere arrivate dai sindaci e la domanda di un’uniformità regionale? "A nostro parere sarà fondamentale garantire un’azione di supervisione e raccolta dei dati da parte della Regione – prosegue Corsi – per evitare il rischio di situazioni differenziate in termini di efficienza e correttezza. Il tema che poniamo è: cosa succederà se un Comune, per volontà o per errore, avrà un’inerzia nell’applicare la norma? La Regione avrà potere di controllo e d’intervento? Noi auspichiamo di sì".
Un secondo tema riguarda una possibile riduzione locale delle aree idonee rispetto a quanto indicato dalla norma nazionale (recepita da quella regionale). "Ci domandiamo se un singolo Comune potrà limitare le zone vocate e cosa accadrà in casi del genere. A nostro avviso – conclude - è auspicabile che i Comuni vadano ad ampliare piuttosto che a ridurre le porzioni di territorio, che sono già poche. Bisogna infatti ricordare che siamo sotto lo 0,1% dei territori comunali e che, a livello toscano, parliamo complessivamente di circa 20 km quadrati".