Francesco Ingardia
Cronaca

La Forca serve l’ultimo piatto: addio al ristorante della gente. “I nostri clienti hanno pianto”

Chiude dopo decenni la storica attività di piazza Alberti. Da sempre un riferimento per giovani e anziani: “Non è facile ma cercheremo un altro fondo”

Lo staff della Forca durante il trasloco

Lo staff della Forca durante il trasloco

Firenze, 15 gennaio 2025 - Premessa: l’istantanea ricerca su Google potrebbe nuocere ai deboli di cuore. Sulla barra di ricerca, digitare ‘ristorante pizzeria La Forca, piazza Alberti, Firenze’. Risultato? “Chiuso definitivamente”. Choc, incredulità mista a una punta di sdegno. Ma come? Non può essere. Tocca verificare di persona.

Martedì pomeriggio, ore 15. L’ultimo solicchio bacia Campo di Marte, ma le folate di vento tagliano le mani. Impossibile non riconoscere l’iconica palazzina che ospita da oltre 50 anni un’istituzione culinaria come La Forca. La pizzeria di fiducia del dopo calcetto di intere generazioni. Estremamente popolare, rionale, accogliente. Un concentrato di spirito e tradizione viola. Come i giocatori trascorrevano serate seduti con le gambe sotto al tavolo del ristorante nel post partita, essendo a due passi dal Franchi, narrano le leggende. Ebbene, varcata la soglia l’impatto è forte. Sedie impilate, tavoli pigiati direzione muro, quadri, utensili da cucina appoggiati per terra. C’è un trasloco in corso.

Ma com’è possibile? “È tutto vero: chiudiamo - confessa con voce mezza tremolante la titolare Paola Della Giustina - L’intero immobile è stato venduto insieme ai due fondi commerciali. Il nostro contratto d’affitto non è stato rinnovato, già a dicembre scorso c’era pervenuta la disdetta”. Ma il dente tolto a forza al cuore pulsante del locale, i suoi dipendenti, non accenna a smettere di pulsare dal dolore. “Abbiamo provato a fare una proposta d’acquisto, ma non avevamo la forza di spendere 1 milione e 350mila euro. E la proprietà non era comunque interessata all’opzione - racconta Paola - Per noi è stata una mattonata. Non è che tiriamo giù il bandone perché l’attività non andava bene, ma perché ci mandano via”.

“Un signore si è messo a piangere venerdì appresa la notizia - confessa uno dei camerieri in organico, Alessio Tilli. “’Finisce così un pezzo della mia vita’, ci ha detto. Non sapevamo come reagire. Ma d’altronde è in corso una involuzione dei quartieri in questa città. Ci sarebbe da fare una bella discussione sulla direzione intrapresa da questa città…”.

Parole che fanno breccia nell’era dei b&b selvaggi e del mercato degli affitti drogato dalle locazioni turistiche. Ma tant’è. La titolare Paola guarda già al futuro: “L’intenzione di riaprire c’è, è innegabile. E sicuramente da questa zona non ce ne andremo, non abbiamo nessuna intenzione di spostarci – certifica –. Ma confesso che stiamo avendo problemi a trovare un’alternativa sostenibile. Non usciamo avendo venduto un’attività e le 18 mensilità previste dalla legge non bastano ad avviarne una nuova. Eravamo tranquilli di poter stare qui visto l’affitto piuttosto alto che pagavamo di 5.500 euro”.

Non restano che due domande a bruciapelo. Il momento più difficile da affrontare? “Dirlo ai dipendenti – la risposta immediata di Paola, a quel punto con i lucciconi agli occhi -. Sono qui con noi da quando siamo subentrati 12 anni fa. E poi dirlo ai clienti che venivano da noi tutti i santi giorni. Parliamo di anziani, persone sole in cerca anche di compagnia. Una signora l’altro giorno si è arrabbiata. Io le ho risposto che sarà la prima ad essere avvisata non appena riapriremo”.

E i ricordi più belli? “Le risate con i colleghi - confessano gli altri dipendenti presenti in locale -. Mai un giorno in cui abbiamo sentito il peso o il dovere di venire a lavoro, tanto per render l’idea del livello di alchimia che si era venuta a creare. E poi vabbè…il calore dei clienti, l’amore per La Forca”.