ROSSELLA CONTE
Cronaca

Crisi post Covid, ristoratore suicida, il fratello: "L'incertezza lo aveva reso fragile"

La tragedia di Firenze che ripropone il tema del difficile periodo economico

Sul luogo della tragedia a Firenze una Volante della polizia

Firenze, 24 agosto 2020 - Aveva acquistato il ristorante nel quartiere di Santa Croce poco prima del lockdown. Poi l’emergenza Covid ha frantumato ogni sogno. Doveva pagare un muto consistente, sospeso nei mesi di chiusura, ma a cui doveva far fronte nonostante gli incassi quasi inesistenti. E ha scelto di togliersi la vita. Una tragedia che lascia Firenze sconvolta.

 “La nostra è un'azienda sana, prima che scoppiasse l'emergenza sanitaria non avevamo nessuna difficoltà – racconta il fratello del ristoratore alle telecamere di Italia 7 -. Mio padre ha aperto il locale nel 1987 e non abbiamo mai avuto debiti né chiesto prestiti fino a quando non è arrivato il lockdown. Tanto che un mese e mezzo prima della chiusura è stato acquistato il fondo con un leasing d'azienda”.

Per il fratello, “il vero problema è stata l'incertezza del futuro: non sapevano come sarebbe andata. E in questo contesto siamo stati lasciati soli, mio fratello tra l'altro non era abituato a fare debiti, questo penso lo abbia reso più fragile. Noi abbiamo riaperto il ristorante, ci abbiamo provato ma più che altro per dare un servizio”. In Santa Croce non si parla di altro: davanti al ristorante è stata lasciata una rosa bianca per ricordare l'imprenditore che si è tolto la vita.

“Era una persona d'oro, uno sportivo: palestra, bici, corsa. Una persona dinamica e piena di vita fino a quando non è arrivato il lockdown e quindi la chiusura delle attività. Lì sono iniziati i primi problemi e le prime preoccupazioni”.

Ha la voce rotta dalla rabbia un commerciante che lavora in un'attività vicina alla sua. Proprio pochi giorni prima di arrivare al gesto estremo, il ristoratore si ero sfogato con il collega: “Lo Stato non ci aiuta e nelle istituzioni non riesco più ad avere fiducia” aveva detto pochi giorni prima.

“Si guardava intorno - prosegue – e vedeva tutte le attività chiuse e piazza Santa Croce deserta. Non credeva nella ripresa. Mi ha detto: “Questa situazione ci accompagnerà fino al 2023, non ci riprenderemo prima del 2023. Era stanco e demoralizzato. Aveva paura che questi mesi bruciassero e gli portassero via tutti gli anni di sacrifici e il sudore versato. Ma nessuno si aspettava arrivasse a tanto. Era un po' demoralizzato da quando era scoppiato il lockdown ma non affatto depresso”.